Psicoanalisi in treno
Anna Maria Testa - Internazionale, 16 aprile 2018
Salgo trafelata sul treno. Il vagone è pieno. Mi tocca fare lo slalom inciampando tra valigie e persone che si incrociano nel corridoio. Trovo il mio posto. Ci sono un soprabito e un bagaglio. Il tavolino è interamente occupato dalle carte, i libri e gli appunti di un tizio che se ne sta a capo chino e scrive, a mano, su un grande foglio.
Cominciamo bene, penso. “Scusi”, sussurro.
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