Nella teoria psicoanalitica la madre è il primo oggetto esterno di cui il neonato fa esperienza.
La scrittura dell’inconscio è uno dei fili conduttori dell’opera di Christopher Bollas.
La pluralità delle teorie definisce la matrice creativa e inconscia che ci permette di entrare in risonanza con noi stessi, con l’Altro e con il mondo.
Christopher Bollas differenzia il concetto di “identificazione percettiva” da quello di “identificazione proiettiva” con l’intenzione di chiarire alcuni aspetti della teoria delle relazioni oggettuali.
Ogni psicoanalisi si fonda su un’antropologia e ogni antropologia deriva dalle idee che formuliamo sull’incidenza del linguaggio nella nostra esperienza vivente, sul nostro essere dei parlesseri.
Il modello lacaniano della nevrosi si basa su una concezione dialettica del funzionamento psichico.
Ci sono diverse ragioni per sottolineare l’utilità del libro Declinazioni del trauma. Esiti destrutturanti e tentativi di simbolizzazione (2023) di Laura Porta.
L'ombra dell'oggetto è la registrazione pre-simbolica di un'esperienza affettiva che si ripropone nel transfert.
Le figure familiari che connotano l’Altro del borderline incarnano la versione abusante dell’adulto.
La formazione degli psicoanalisti è costituita da tre ambiti principali: analisi personale, formazione teorica e supervisione clinica.
Quando penso all’esperienza che può essere generata nella terapia online mi viene in mente l’obiettivo trasversale alle diverse forme di incontro terapeutico: far emergere l’avvenire dell’inconscio.
Considero i tanti orientamenti della psicoanalisi come tanti dialetti di una stessa lingua. E bisogna precisare che si tratta di una lingua che non esiste.
Per vivere il desiderio è necessario "sapersi" abbandonare. Abbandonarsi vuol dire lasciarsi andare per accedere a un'esperienza di sé in cui il soggetto entra finalmente in contatto con la propria verità. Una verità che è marchiata dalle parole e che richiede di essere vissuta in primo luogo attraverso il corpo.
Nella clinica del vuoto il trattamento della famiglia si configura come una modalità di trattamento dell’Altro del soggetto.
La clinica del vuoto nasce come una revisione della clinica psicoanalitica classica. Possiamo infatti contrapporre i nuovi sintomi ai cosiddetti sintomi freudiani. E se vogliamo tornare all’immagine del campo magnetico sotto il tavolo allora possiamo distinguere la clinica della nevrosi e la clinica del vuoto come due campi magnetici molto diversi.
Il secondo criterio per distinguere i sintomi freudiani dai nuovi sintomi specifica ancor di più la compromissione del rapporto tra soggetto e Altro. Nel sintomo nevrotico è la dimensione del conflitto a farla da padrone. Il discorso del soggetto è orientato infatti dal conflitto tra quella che sente come la propria autenticità e ciò che immagina che l’Altro si aspetti da lui (o lei).
Le questioni irrisolte dell’anoressia riguardano essenzialmente il corpo e la relazione con l’Altro. Possiamo infatti individuare nell’anoressia una modalità di autocontrollo che viene applicata al corpo. Nell'anoressia il corpo viene congelato attraverso un’estenuante disciplina che piega i principi della dieta all’esigenza di un governo totale della mente sulla dimensione pulsionale.
Nella cura psicoanalitica transfert e controtransfert danno corpo a un movimento relazionale dove è importante ricordarsi che tra paziente e terapeuta vale quanto diceva un poeta: ricordati che la via che porta da te a me non è uguale a quella che va da me a te.
Quando il meccanismo della dissociazione diventa una difesa, il Sé si protegge dalle minacce di destabilizzazione attraverso un sistema di allarme precoce, un sistema difensivo che sembra configurarsi come il garante della futura continuità del Sé.
La traduzione del bisogno in parole è già un’esperienza di castrazione perché nell’atto di traduzione è insita una riduzione: non tutto il vissuto generato dal bisogno potrà mai essere del tutto rappresentato in modo esaustivo, ci sarà sempre un resto del proprio vissuto che risulterà intraducibile.
La questione del Terzo rimanda alla clinica della psicosi, che è ben diversa dalla clinica della nevrosi. Nella psicosi tra l’Altro e il soggetto manca un Terzo che possa fare da garante del rapporto. È in questo snodo soggettivo che entra in gioco la questione del complesso di Edipo e della forclusione del Nome del Padre.
L'alleanza terapeutica è un movimento che inizia già nella prima seduta e che si sviluppa grazie alla presenza di un Altro terapeutico che infonde la fiducia sufficiente (e anche l’entusiasmo) per un confronto meno problematico con ciò da cui il paziente si difende.
Da quando il Covid-19 è entrato nella nostra quotidianità tutti noi, sebbene ciascuno in modo diverso, abbiamo vissuto un trauma collettivo. Come ogni trauma anche il Covid-19 ha scombussolato il nostro quadro della realtà e ci ha confrontato con la dimensione perturbante della vita.
Nell’incontro organizzato dal Nuovo SEFIR avevo sviluppato alcune riflessioni sul Covid-19 prendendo spunto dalla mia pratica clinica. Oltre alle parole e ai vissuti dei pazienti che incontro nel mio studio, avevo anche affrontato alcuni temi emersi durante le supervisioni che svolgo per alcune équipe che si occupano della cura delle dipendenze patologiche.
Nel 1903 l’ex presidente della Corte d’Appello di Dresda, Daniel Paul Schreber, pubblicò un libro in cui descriveva autobiograficamente il decorso clinico della sua malattia, una forma di paranoia per cui aveva subito diversi ricoveri.
Il riconoscimento dell’Altro è fondamentale per mantenere vivo il processo dell’abbandonarsi.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.