La questione del controtransfert
Il controtransfert è un’esperienza possibile anche per gli psicoanalisti più collaudati, se non si ammette simbolicamente questa possibilità essa ritornerà nel Reale sotto forma di agiti dell’analista.
Pulsazione
Nella conduzione di una cura psicoanalitica non avviene alcuna palpazione inconscia tra paziente e terapeuta, semmai l'analista deve favorire quella pulsazione dell’inconscio che costituisce l'inciampo della catena significante.
L’analista incontra la realtà psichica del paziente mantenendo innanzitutto la fedeltà al testo del paziente.
Per qualche spunto in più guarda questo video sul transfert come soggetto supposto sapere e pulsazione dell'inconscio.
Il desiderio dell’analista non sostituisce il concetto di controtransfert, indica piuttosto la posizione e la funzione che l’analista svolge per condurre la cura senza alimentare la confusività speculare del controtransfert.
Ci sono diverse formulazioni di Lacan a proposito del desiderio dell’analista, potremmo considerarne una tra quelle che danno rilievo alla posizione dell’analista: «Il desiderio dello psicoanalista è la sua enunciazione, la quale può effettuarsi soltanto a condizione che esso intervenga nella posizione della x» (J. Lacan, Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola, in Altri scritti, p. 249).
Il desiderio dell’analista sebbene indichi una posizione enigmatica con riferimento al registro del Reale non esclude però l’apertura dell’analista all’incontro, anzi posizione enigmatica e apertura all’incontro sono strettamente intrecciate.
Nei seminari di Lacan ci sono diversi momenti in cui lo psicoanalista parigino non esitava a manifestare la sua umanità nei confronti delle vite che ascoltava in analisi.
Per qualche spunto in più guarda questo video su ascoltare il trauma ed essere intercessori dell'evento.
In alcuni casi la reazione emotiva dell’analista esprime le questioni irrisolte dell’analista. In altri casi può diventare invece uno strumento di lavoro dell’analista se viene però mantenuta in stretto legame con la costruzione del caso clinico.
Ogni vero incontro clinico suscita inevitabilmente una reazione emotiva dell’analista (anche lieve, non necessariamente intensa o problematica) ed è importante tenerne conto proprio per saper distinguere quanto quella reazione chiami in causa la macchia cieca dell’analista o la soggettività del paziente. In tutti questi casi diventa cruciale il lavoro di supervisione e di ricerca svolto nella propria comunità analitica.