L’analista e l’oggetto piccolo a
Il discorso dell’analista viene prodotto da un mezzo giro del discorso isterico. Il discorso dell’analista prende forma grazie a un taglio interpretativo che consiste nel dare rilevanza alla presenza dell’oggetto piccolo a nella trama discorsiva del paziente.
Nel discorso isterico il soggetto rimuove la propria posizione di godimento, l’oggetto a si trova infatti nel luogo della verità rimossa. Il taglio introdotto dal discorso dell’analista pone in posizione di agente ciò che veniva rimosso nel discorso isterico.
Indice
Il taglio dell'analista
L’interpretazione come taglio non sostiene più la concatenazione dei significanti, ma pone in rilievo la dimensione asemantica e il plusgodere che viene prodotto dal discorso del padrone e che viene rimosso dal discorso dell’isterica.
È dunque attraverso il taglio interpretativo che in una cura psicoanalitica possiamo passare dall’interrogazione dei significanti maître che avviene nel discorso dell’isterica alla focalizzazione sul plusgodere che viene sostenuta nel discorso dell’analista.
«Il discorso dell’analista non è nient’altro se non la logica dell’azione» [J. Lacan (1971), Il seminario, Libro XVIII, Di un discorso che non sarebbe del sembiante, p. 55].
L’atto che l’analista compie attraverso il taglio interpretativo pone in posizione di agente l’oggetto a. «L’analista, per quel che lo riguarda, si fa causa del desiderio dell’analizzante» [J. Lacan (1969-1970), Il seminario, Libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi, p. 39].
L’analista mette il soggetto diviso ($) nel luogo del lavoro per produrre gli S1 che hanno orientato il destino del soggetto. Gli S1 che vengono estratti dal discorso dell’analista assumono la forma simbolica di un pattern relazionale che si ripete:
possiamo riscontrare che una certa funzione relazionale f(x) viene riproposta in diversi contesti e in diversi periodi della vita del paziente.
Nel racconto del paziente la funzione simbolica che si ripete sarà sempre la stessa e quello che di volta in volta potrà cambiare sul piano immaginario andrà a colorare le vicissitudini che discendono dalla stessa forma. La ripetizione degli S1 ci presenta dunque i cardini relazionali della trama esistentiva del soggetto.
Nel discorso dell’analista gli S1 che fanno da perno alla trama storico-esistentiva del soggetto (S2) possono riaffiorare anche attraverso una frase o alcune frasi che hanno scandito la vita del soggetto.
In questi casi il discorso dell’analista produce degli S1 che assomigliano a delle frasi che hanno assunto una significazione centrale nel destino del soggetto.
Si può trattare di frasi che sono state dette al paziente durante l’arco della sua vita oppure possono essere anche delle interpretazioni dell’analista che per l’analizzante sono diventate illuminanti.
Ad ogni modo, sebbene l’agente del discorso dell’analista sia l’oggetto pulsionale siamo ancora nella dimensione significante del lavoro d’analisi, gli S1 si manifestano ancora come la forma elementare dell’automatismo significante (autómaton). E così osserveremo alcune articolazioni significanti che nell’inconscio del paziente sono necessarie e altre articolazioni che invece sono impossibili. Fino a questo punto il lavoro analitico circoscriverà la dimensione del necessario e dell’impossibile.
Il necessario è ciò che non cessa di scriversi. «Per quanto riguarda il necessario, esso viene per noi introdotto dal non cessa. Il non cessa del necessario è il non cessa di scriversi» [J. Lacan (1972-1973), Il seminario, Libro XX, Ancora, p. 89].
L’impossibile invece è ciò che non cessa di non scriversi. «Il non cessa di non scriversi, invece, è l’impossibile, quale lo definisco in quanto non può in alcun caso scriversi, ed è per questo tramite che designo ciò che concerne il rapporto sessuale: il rapporto sessuale non cessa di non scriversi» [J. Lacan (1972-1973), Il seminario, Libro XX, Ancora, p. 89].
Necessario sarà ciò che viene reso legittimo e indispensabile nella connessione dei significanti. Ci saranno invece altri eventi, pattern o frasi che mostreranno l’impossibilità di connettere alcuni significanti.
Secondo questa prospettiva possiamo ricondurre gli S1 a un meccanismo prevedibile, una volta compresa la struttura del soggetto dell’inconscio. Tuttavia, il necessario e l’impossibile non ci diranno ancora nulla sul perché alcuni eventi e frasi sono diventati così centrali nella vita del paziente. Dalla ricostruzione della trama significante e dalle sue matrici simboliche elementari non potremo dedurre il valore di calamita narrativa di certi significanti.
Ciò che rende alcuni significanti padroni è il valore pulsionale che questi hanno assunto durante la vita del soggetto. L’incontro con certi significanti che hanno marchiato la carne del soggetto non è riconducibile né al necessario né all’impossibile.
È infatti solo la dimensione della contingenza a scrivere la valenza pulsionale degli S1. E con Lacan sappiamo che è contingente ciò che cessa di non scriversi. «L’analisi presume che il desiderio si inscriva per una contingenza corporea. […] È in questo cessa di non scriversi che risiede il culmine di quella che ho chiamato contingenza» [J. Lacan (1972-1973), Il seminario, Libro XX, Ancora, p. 88].