Narrazione, psicoanalisi e creatività dell’inconscio
La scrittura dell’inconscio è uno dei fili conduttori dell’opera di Christopher Bollas.
In alcuni momenti del suo cammino psicoanalitico Bollas è approdato a un tipo di scrittura narrativa giungendo a produrre romanzi e opere teatrali. Nel corso di un’intervista che appare all’interno di un libro collettaneo dedicato al pensiero di Bollas [A. Molino, L. Baglioni, J. Scalia (a cura), La Vitalità degli Oggetti. Esplorazioni attorno al pensiero di Christopher Bollas, Borla, Roma 2007] Anthony Molino pone allo stesso Bollas alcune domande su questo passaggio narrativo che lo ha portato a scrivere ben tre romanzi e due raccolte di opere teatrali.
Romanzi e saggi
Il modo in cui Bollas è arrivato alla scrittura narrativa deriva da un blocco inconscio che aveva provato rispetto a un certo modo di scrivere i saggi psicoanalitici: gli sembrava opprimente e poco creativo continuare a lavorare nello stesso modo di prima, aveva l’esigenza di una forma più aperta ma allo stesso tempo più radicale di quella che avviene in un saggio.
Per esempio, attraverso l’escamotage dei personaggi che parlano di libri letti, Bollas riesce ad esporre delle prospettive psicoanalitiche anche in uno spazio molto breve, inoltre le idee radicali che vengono esposte in un romanzo non hanno bisogno di prove.
Nonostante nell'intervista con Molino Bollas non dedichi la massima attenzione al rapporto tra la verità della psicoanalisi e la verità della narrazione, pone la storia del romanzo in parallelo alla storia della teorizzazione. Più che concentrarsi sul differente valore di verità della narrativa e della scrittura teorica, Bollas si concentra sul processo creativo che viene evocato nei due differenti tipi di scrittura: la narrativa e il saggio mettono in gioco fenomeni mentali diversi tra cui non può esserci intercambiabilità, rimane sempre una differenza. E sebbene Freud e Winnicott nei loro saggi esprimano qualcosa di poetico, rimangono comunque degli scrittori di saggi psicoanalitici.
Nel cammino psicoanalitico di Bollas sia il romanzo sia il saggio sono caratterizzati da una ricerca di significato che riflette la complessità della vita dell’inconscio, e non è un caso se la narrativa di Bollas cerca di cogliere l’atmosfera di un’epoca in cui i personaggi vivono in un mondo in cui l’inconscio sembra essere sparito.
Nel mondo contemporaneo la ricerca del significato individuale viene follemente deprivata dalla complessità dell’inconscio e – come osserva Anthony Molino – in alcune opere teatrali i personaggi di Bollas sembrano addirittura un “esercito di alessitimici” post-umani. Qui la narrativa di Bollas si ricollega alle sue riflessioni teoriche, soprattutto quelle in cui il “fascismo ordinario della vita quotidiana”, che viene sostenuto dal sistema sociale capitalistico, produce delle “personalità normotiche”.
A questo proposito la critica di Bollas si rivolge non soltanto al sistema sociale ma anche allo stesso movimento psicoanalitico, che invece di mostrare una tendenza creativa esprime le stesse spinte normalizzatrici e conformiste degli altri gruppi umani. Bollas rimane inquieto di fronte al fatto che i gruppi di analisti si comportino in modo simile a ogni altro gruppo e, sebbene gli analisti siano dei soggetti analizzati e quindi potrebbero avere una migliore comprensione, non sono meno ripetitivi nella distruttività umana o nella tendenza fascista della mente. Addirittura Bollas dice che gli psicoanalisti siano la peggiore pubblicità di loro stessi, tuttavia mantiene la sua fiducia sulla psicoanalisi in quanto esperienza dell’inconscio.
Nonostante la psicoanalisi rischi di diventare un oggetto di consumo messo nel mercato da mediatori culturali che appartengono a strutture intellettuali corporative, continuerà a esistere come una grande rivelazione nella storia della coscienza occidentale. E da questo punto di vista la libera associazione per Bollas continua a essere il cuore del metodo psicoanalitico perché si oppone a ogni possibilità di preformare l’incontro tra analista e paziente secondo un ordine del giorno. Il metodo delle libere associazioni va al di là dell’intenzionalità dell’analista di osservare il transfert o di vedere i derivati della pulsione o di trovare il complesso di Edipo o di fare attenzione alla dimensione intersoggettiva e così altro ancora. Il metodo di libere associazioni non canalizza la psicoanalisi e può ancora farla esistere come un’occasione per evitare la semplificazione sociale della vita mentale.
Il metodo delle libere associazioni riguarda anche il movimento creativo che Bollas mette in gioco nella composizione dei suoi testi narrativi: l’atto della scrittura viene intrapreso come un’esperienza e un’esposizione all’ignoto. Bollas non sa in anticipo cosa accadrà nei romanzi e nelle commedie, li comincia e si affida a qualcosa che poi si manifesta da sé. E l’inconscio si manifesta innanzitutto come una figura che non riguarda i contenuti o i discorsi che vengono formulati dai personaggi individuali.
L’inconscio si manifesta nella forma che assume l’opera e nella forma che viene data ai dialoghi tra i personaggi.
Vediamo riecheggiare ancora una volta nella concezione di Bollas il rapporto tra il sogno e il soggetto che viene sognato. Nell’ascolto del sogno non viene analizzato soltanto ciò che dice o ciò che fa il personaggio del sogno, il desiderio dell’inconscio può essere compreso attraverso l’attività del sognatore. È il sognatore che svolge quella funzione di allestimento scenico (semantico e pulsionale) da cui prende forma il sogno. È nel modo in cui sogniamo che possiamo scorgere il desiderio dell’inconscio: nel modo in cui ci rappresentiamo come personaggi dei nostri sogni continua a ripetersi l’ombra dell’oggetto, ossia quel marchio del nostro idioma che ereditiamo dalla lalangue dell’Altro e che non smette di volersi realizzare nella pulsione del destino come una forma che riguarda l’avvenire.
Per qualche spunto in più si veda questo video su psicoanalisi, scrittura e autobiografia:
Per approfondire questi temi, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a: