Logica del fantasma e discorso del padrone
La logica del fantasma può essere compresa tenendo in mente il discorso dell'inconscio. Il fantasma si configura come la parte sommersa e resa impossibile dal discorso del inconscio.
Nell'insegnamento di Lacan il discorso dell'inconscio viene denominato anche discorso del padrone perché in posizione di agente troviamo il significante padrone (S1). Nel discorso dell'inconscio il significante padrone (S1) rappresenta il soggetto ($) per un altro significante (S2). In questo movimento di S1 verso S2 viene generato un resto-prodotto che è l'oggetto piccolo a.
Indice
Il passaggio del fantasma
Nella logica discorsiva guidata dal significante padrone il soggetto ($) e l'oggetto piccolo a non entrano in relazione, il loro legame è impossibile.
Sarà la formula del fantasma che consentirà, ponendo il punzone (◊) tra $ e a, un'articolazione tra questi due termini eterogenei: $ è infatti il soggetto rappresentato dal significante, mentre a è ciò che resiste a ogni Aufhebung significante.
L’impossibilità del legame tra $ e a è ciò che viene indicato nella parte inferiore della formula del discorso del padrone. Se inseriamo un punzone tra i due termini otteniamo la formula lacaniana del fantasma inconscio: $ ◊ a.
«Questa formula che definisce il discorso del padrone ha l’interesse di far vedere che esso è il solo a rendere impossibile l’articolazione che abbiamo indicato altrove come fantasma, in quanto relazione di a con la divisione del soggetto – ($ ◊ a). Sin dall’inizio e in modo fondamentale, il discorso del padrone esclude il fantasma. E questo lo rende, nel suo fondamento, completamente cieco. Il fatto che altrove, e specialmente nel discorso analitico dove si dispone su una linea orizzontale in modo del tutto equilibrato, il fantasma possa emergere, ci dice un po’ di più sul fondamento del discorso del padrone. Per ora comunque, riprendendo le cose a livello del discorso dell’analista, constatiamo che è il sapere, vale a dire tutta l’articolazione dell’S2 esistente, tutto ciò che si può sapere, a essere messo, secondo il mio modo di scrivere, nel posto cosiddetto della verità – non ho detto reale. Ciò che si può sapere, nel discorso dell’analista, è pregato funzionare secondo il registro della verità» [J. Lacan (1969-1970), Il seminario, Libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi, p. 131].
Nella costruzione del fantasma avviene un passaggio che prova a connettere quegli elementi che sono stati irrimediabilmente separati dall’operazione di alienazione.
Il fantasma è l’esito dell’operazione di separazione dove appunto il soggetto recupera ciò che nell’alienazione era stato tagliato e scartato come una perdita d’essere.
«Questo qualcosa che resiste, che non è permeabile a ogni senso, che è conseguenza del nostro discorso si chiama fantasma. Da scandagliare sono i suoi limiti, la sua struttura, la sua funzione. Il rapporto, in un discorso, fra a piccolo, il plusgodere, e $ barrato del soggetto, ossia per l’esattezza la relazione che è troncata nel discorso del padrone: ecco che cosa dobbiamo scandagliare nella sua funzione quando, nella posizione completamente opposta, quella del discorso dell’analista, a piccolo occupa il posto del sembiante e il soggetto si trova di fronte. In questo posto in cui è interrogato il fantasma deve assumere il suo statuto, che è definito dalla parte stessa di impossibilità che c’è nell’interrogazione analitica» [J. Lacan (1971), Il seminario, Libro XVIII, Di un discorso che non sarebbe del sembiante, p. 22].
Per qualche spunto in più guarda questo video sulla logica del fantasma:
Nel fantasma viene recuperato un rapporto con il proprio oggetto a reintroducendolo nella relazione con il desiderio dell’Altro. Di fronte alla faccia enigmatica del desiderio dell’Altro, di fronte alla dimensione dell’Altro che non è riassorbile nella connessione dei significanti il soggetto è messo alle strette nel rispondere alla questione “che vuole l’Altro da me?”.
Il soggetto di cui stiamo parlando è il soggetto prodotto dall’alienazione, è quindi un soggetto diviso ($). Ora, $ per rispondere alla questione “che vuole l’Altro da me?” sovrappone la propria perdita d’essere (l’oggetto a) alla mancanza dell’Altro.
La costruzione del fantasma implica dunque la sovrapposizione del proprio oggetto a alla mancanza dell’Altro. Nel fantasma l’oggetto a di $ viene collocato nel campo dell’Altro.
Il punzone della formula del fantasma indica quindi la riconnessione – che avviene nella separazione – tra la dimensione del soggetto diviso ($) e quella dell’oggetto a.
Il problema che però rimane aperto – e che toccherà al discorso analitico risolvere – è che l’oggetto a viene recuperato ma allo stesso tempo viene collocato altrove, nel campo dell’Altro appunto.
Nel fantasma l’oggetto causa del desiderio viene posizionato nel luogo del desiderio dell’Altro: ecco il modo in cui – secondo la logica dell’inconscio (alienazione + separazione) – ritroviamo la formula del “desiderio come desiderio dell’Altro” come fondamento della causazione del soggetto diviso.
Per qualche spunto in più guarda questo video su fantasma e desiderio dell'analista.
- Teoria e tecnica della psicoanalisi lacaniana (2016)
- A ciascuno la sua relazione. Psicoanalisi e fenomenologia nella pratica clinica (2019)
- L'intervallo della vita. Il Reale della clinica psicoanalitica e fenomenologica (2020)