Quale narrazione per l'inconscio?
C’è un celebre ritornello dell’insegnamento lacaniano che dice che l’inconscio è strutturato come un linguaggio. Viene allora da chiedersi quale narrazione, nel corso di un percorso psicoanalitico, possa essere espressione della struttura dell’inconscio.
Non tutte le narrazioni danno voce all’inconscio, alcune danno priorità al discorso dell’Io cosciente che vorrebbe in qualche modo ergersi a padrone del proprio discorso.
L’esperienza della psicoanalisi mostra attraverso i sintomi, i sogni, i lapsus e gli atti mancati - insomma tutti quei fenomeni che vengono ricondotti nel capitolo delle formazioni dell’inconscio - che siamo parlati dall’inconscio e la struttura dell’inconscio si configura come la matrice del nostro dire.
L’inconscio è il grembo semantico e il taglio pulsionale da cui nasce e a cui ritorna ogni narrazione della nostra verità.
Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a: