Psicosi: significato
L’esperienza del delirio manifesta in modo eclatante il significato della psicosi, significato che va rintracciato nel rapporto dell’essere umano con il linguaggio. Il soggetto delirante infatti rivendica una verità che pronuncia in modo definitivo senza però entrare in dialettica con l’Altro.
La certezza del paziente delirante mostra la dimensione clinica del significato della psicosi perché pone in evidenza un soggetto che abita il linguaggio non come casa del co-esserci (Mit-Dasein) ma come strumento essenziale per consolidare il proprio Ego, un Ego che fa barriera rispetto all’incontro con l’Altro.
La psicosi ci mostra ciò che ci rende umani proprio nel momento del suo dissolvimento. Nella psicosi osserviamo lo scioglimento del rapporto tra le parole e le possibili significazioni che queste possono assumere.
Molti fenomeni psicotici riguardano il deragliamento del soggetto dal senso comune (common sense) perché l’abituale connessione tra le parole i loro significati viene sospesa o, in taluni casi, addirittura rigettata.
Il significato della psicosi riguarda anche la dimensione relazionale che fonda la soggettività umana: nella psicosi il soggetto è preso dalla necessità di fare barriera al legame ma allo stesso tempo possiamo osservare quanto questa necessità così radicale di fare barriera riveli una condizione di totale assoggettamento alla volontà dell’Altro. Ecco perché la psicosi non riesce a entrare in dialettica con l’Altro: mancano le condizioni di possibilità della separazione tra il soggetto e l’Altro. Nello sviluppo evolutivo della psicosi non è avvenuta la separazione tra il soggetto e l’Altro, l’onnipresenza dell’Altro diventa quindi una sorta di onnipotenza dell’Altro sul soggetto. Il significato relazionale della psicosi si riferisce quindi al fatto che tra il soggetto e l’Altro non c’è uno scarto, non c’è quel gioco tra presenza e assenza che permetterebbe la generazione di un simbolo condivisibile, il simbolo appunto di ciò che separa il soggetto dall’Altro.