La forclusione del Nome del Padre (la psicosi nel primo Lacan)
La forclusione del Nome del Padre è il concetto inventato da Jacques Lacan per indicare il nucleo psicopatologico della psicosi. La psicosi insieme alla nevrosi e alla perversione è una delle tre strutture soggettive. Per concepire la struttura psicotica Lacan ci propone l'esempio di uno sgabello a tre piedi.
Se manca uno dei tre piedi lo sgabello avrà bisogno di una compensazione o di una supplenza per potersi sostenere. La forclusione del Nome del Padre consiste proprio nell'assenza di uno dei tre piedi.
L'immagine dello sgabello raffigura in modo rapido la questione clinica delle psicosi dove verifichiamo l'assenza di un Terzo. La dimensione relazionale del Due non basta per sostenere la struttura del soggetto. È necessario sempre un Terzo affinché tra soggetto e Altro possa costituirsi una struttura significante capace di significazione.
Nella psicoanalisi lacaniana la forclusione del Nome-del-Padre indica l'assenza della funzione del Terzo nel rapporto tra soggetto e Altro. La presenza di un Terzo in grado di modulare il rapporto tra soggetto e Altro è la condizione di possibilità della significazione.
Indice
Il significante paterno
La presenza di un rapporto dialettico con l’Altro garantisce al soggetto la possibilità di entrare nel campo del linguaggio. «L’Altro è il luogo ove si costituisce colui che parla con colui che ascolta […]. L’Altro dev’essere considerato anzitutto come un luogo, il luogo in cui la parola si costituisce» (Lacan, Il seminario, Libro III, Le psicosi, 1955-1956, pp. 323-324).
E se «il nevrotico abita il linguaggio, lo psicotico ne è abitato, posseduto» (Lacan, Il seminario, Libro III, Le psicosi, 1955-1956, p. 298). Ciò che appare «sfasato» nello psicotico è il rapporto che il soggetto intrattiene con l’Altro. Il carattere essenziale della psicosi è di oggettivare «il soggetto in un linguaggio senza dialettica» (Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi, 1953, p. 273).
L’ipostatizzazione delle significazioni psicotiche rivela una struttura psichica marchiata dall’assenza di «un significante primordiale»: il Nome-del-Padre. Nel pensiero di Lacan il Nome-del-Padre è un significante paterno – ha cioè valore fondativo – proprio perché significante.
Nella psicosi viene meno la funzione costitutiva del Nome-del-Padre, pertanto la stabilità dell’Altro non è più garantita.
In un certo senso il soggetto ne scopre l’arbitrarietà e lo rigetta in quanto sembiante: l’assenza dell’Altro dell’Altro è sempre a rischio di rivelarsi in assenza di quella significazione fallica che attraverso la metafora paterna garantisce un funzionamento normale (nevrotico) della struttura.
Per qualche spunto in più sulla metafora paterna si veda questo video su complesso di Edipo e forclusione del Nome del Padre.
Un'insondabile decisione dell'essere
Lacan parla di «un’insondabile decisione dell’essere», di un momento imperscrutabile nella storia di un soggetto che si ricostruisce solo da un punto di vista logico, attraverso il reperimento di una non «marcatezza» del significante nella struttura.
«La forclusione del Nome-del-Padre vuol dire che, per un soggetto, non c’è sembiante del Nome-del-Padre, non c’è il tenue sembiante del padre» (Miller, Corso «Della natura dei sembianti», 27 novembre 1991).
La psicosi si configura dunque come il fallimento del sembiante, per cui «tutti i nostri discorsi non sono che difese contro il reale» (Miller, Clinica ironica, 1988, p. 210).
In particolare, il soggetto schizofrenico dice che «l’Altro non esiste, che il legame sociale è in fondo una truffa, che non c’è discorso che non sia del sembiante» (Miller, Clinica ironica, 1988, p. 211).
Il rifiuto psicotico del significante paterno riguarda la funzione costituente della parola, funzione che richiede il consenso del soggetto, che con la libertà di «un’insondabile decisione dell’essere» può rigettare il carattere convenzionale dei sembianti, rigettando quella che è ormai diventata l’impostura del Simbolico.
L’idea che ispira il percorso di Lacan all’inizio del suo insegnamento consiste nel ritenere le psicosi come declinazioni diverse di una stessa ragione segreta che ritrova nell’esclusione dall’ordine significante sia la fonte della sua libertà che l’origine della sua follia.La psicosi si caratterizza per un’esclusione dell’Altro del riconoscimento. Lo psicotico assume una sorta di «libertà negativa» perché ha difficoltà nel farsi riconoscere: sfugge al riconoscimento della parola stessa e il suo linguaggio si manifesta nell’inerzia del delirio.