Lacan, il Nome del Padre e il significante fallico
Il Nome-del-Padre e il fallo sono due concetti che nell'insegnamento di Lacan indicano la funzione metaforica del linguaggio. Il Nome del Padre e il fallo rientrano in quella serie di concetti che Lacan aveva elaborato per render conto del rapporto tra il significante e il significato.
Il Nome-del-Padre che permette all'Altro del linguaggio di essere vincolato nell'abbinamento tra significante e significato. Il fallo è quel significante che si suppone sia in grado di riaussumere in sé tutti gli effetti di significato.
Procedendo nel suo insegnamento Lacan si accorgerà dei limiti del Nome-del-Padre e del fallo nel riuscire a vincolare o a rappresentare in modo efficace il funzionamento del linguaggio.
La metafora paterna
Il Nome-del-Padre non coincide con il padre reale, corrisponde piuttosto alla funzione paterna. Nell’orientamento lacaniano il Nome-del-Padre è un operatore psichico che consente al soggetto di accedere alla funzione simbolica, alla possibilità cioè di dare un senso all’esperienza.
Il Nome-del-Padre è la condizione di possibilità perché un soggetto diventi soggetto d’esperienza, di un’esperienza propriamente umana, che per Lacan significa avere una trama significante.
Il Nome-del-Padre è stato concettualizzato da Lacan sin da Una questione preliminare come un significante con “funzione trascendentale”, letteralmente come l’Altro dell’Altro: il Nome-del-Padre è “il significante che nell’Altro, in quanto luogo del significante, è il significante dell’Altro, in quanto luogo della legge” (Lacan, Una questione preliminare ad ogni possibile trattamento della psicosi, 1958, p. 579).
Nel Seminario V il Nome-del-Padre è definito “come ciò che permette al soggetto di percepire l’Altro, luogo della parola, come esso stesso simbolizzato” (Lacan, Il seminario, Libro V, Le formazioni dell’inconscio, 1957-1958, p. 473).
Con il grande Altro Lacan designa, per schematizzare, l’oggetto primordiale, la madre, il cui desiderio grazie all’intervento del Nome-del-Padre appare “regolato”, sottoposto cioè alle leggi del significante.
Ecco perché si parla di “metafora paterna”: avviene una “sostituzione significante” che istituisce l’Altro come il luogo dove si situa la possibilità di articolare il bisogno al significante.
La metafora del Nome-del-Padre è “la metafora che sostituisce questo nome al posto primitivamente simbolizzato dall’operazione dell’assenza della madre” (Lacan, Una questione preliminare ad ogni possibile trattamento della psicosi, 1958, p. 553).
Per qualche spunto in più sulla metafora paterna si veda questo video su complesso di Edipo e forclusione del Nome del Padre.
Nel primo Lacan il concetto del Nome-del-Padre viene utilizzato per formalizzare l’azione del Simbolico sul Reale con l’idea che il Reale possa essere colmato dal significante. La problematica della relazione del soggetto con l’Altro viene interamente immersa nel campo della significazione:
la metafora paterna introduce il soggetto nel Simbolico e lo abilita alla dimensione del desiderio attraverso la significazione fallica.
La funzione del fallo come significante indica una significazione di castrazione in quanto sostituisce il significante al Reale del bisogno e gli impone la via del Simbolico, che è quella della domanda da rivolgere all’Altro.
La funzione significante del fallo implica la mediazione dell’Altro del linguaggio per il raggiungimento della soddisfazione.
Su questo aspetto Lacan scrive che gli effetti della funzione del significante fallico «anzitutto sono quelli di una deviazione dei bisogni dell’uomo per il fatto che parla, nel senso che quanto più i suoi bisogni sono soggetti alla domanda, tanto più gli ritornano alienati. Ciò non è effetto della sua dipendenza reale (non si creda di ritrovare qui quella concezione parassita che è la nozione di dipendenza nella teoria della nevrosi), ma della messa in forma significante come tale, e del fatto che è dal luogo dell’Altro che il suo messaggio è emesso» (Lacan, La significazione del fallo, 1958, p. 687).
Bisogno, domanda e desiderio
Nel suo insegnamento Lacan pone una particolare attenzione verso ciò che della libido riesce a essere rappresentato dalla parola. Per esempio, nella psicosi il fallo non riesce a significantizzare la libido.
Il concetto di funzione significante del fallo viene adoperato da Lacan per «designare nel loro insieme gli effetti di significato, in quanto il significante li condiziona per la sua presenza di significante» (Lacan, La significazione del fallo, 1958, p. 687).
Il fallo è quel significante che riassume e condensa in sé gli effetti di significato.
Il fallo in quanto «significante del desiderio» configura la possibilità di significantizzare il resto che si produce quando il bisogno passa nel registro della domanda. Nella prospettiva lacaniana il fallo è «il significante della distanza della domanda del soggetto dal proprio desiderio» (Lacan, Il seminario, Libro V, Le formazioni dell’inconscio, 1957-1958, p. 292).
Il desiderio è lo scarto tra il bisogno e la domanda, è ciò che riappare al di là della domanda e che non si lascia assorbire nella dialettica soggetto-Altro.
D’altra parte il fallo in quanto significante del desiderio permetterebbe un accesso al desiderio passando per il luogo dell’Altro. Secondo il primo Lacan nel significante fallo «la parte del logos si congiunge con l’avvento del desiderio» (Lacan, La significazione del fallo, 1958, p. 689).
Per qualche spunto in più su bisogno, domanda e desiderio si veda questo video sulle due anime del desiderio.
«La funzione costituente del fallo nella dialettica dell’introduzione del soggetto alla sua esistenza pura e semplice e alla sua posizione sessuale è impossibile da dedurre, se non ne facciamo il significante fondamentale tramite cui il desiderio del soggetto deve farsi riconoscere come tale, che si tratti dell’uomo o della donna» (Lacan, Il seminario, Libro V, Le formazioni dell’inconscio, 1957-1958, p. 281).
Nel primo Lacan il significante fallico è stato lo strumento concettuale per render conto dei rapporti tra la dimensione eccentrica del desiderio e la struttura del linguaggio. In fondo l’obiettivo di Lacan era quello di teorizzare il percorso che avrebbe permesso di positivizzare il Reale attraverso il Simbolico. Tuttavia, nonostante le sue sempre più sofisticate teorizzazioni, Lacan è stato portato a delineare l’insufficienza del significante nel trattare ciò che del Reale risulta refrattario al Simbolico.