Le donne e la violenza degli uomini
Nei soggetti che ricorrono alla violenza, l’identità maschile è caratterizzata da un ancoraggio rigido a una logica cosiddetta “fallica”.
Dobbiamo collocare la logica fallica sul piano del ruolo di genere e non su quello dell’identità di genere.
Come diceva Lacan, “non c’è La donna, con l’articolo definito per designare l’universale”.
Non esiste la categoria universale di donna, le donne vanno considerate una per una, la logica della femminilità è una logica della singolarità. Ed è proprio a questo tipo di logica che si oppone la logica fallica.
La logica fallica fa emergere l’esigenza di padronanza e controllo di un soggetto sull’alterità, su ciò che si presenta come estraneo e sconosciuto.
Questa esigenza di padronanza si traduce poi con un’interpretazione della vita come performance, come performance finalizzata a dimostrare l’esaustività del proprio funzionamento fallico:
non devono esserci residui che possano rimandare a un resto inassimilabile, a qualcosa che sfugge alla comprensione o al dominio.
L’amore è in contrasto con la logica fallica, la verità che si incontra nell’amore mette in luce che non possiamo essere padroni se vogliamo entrare davvero in relazione con l’altro.
La relazione con l’altro richiede di lasciare da parte la necessità fallica di controllo di ciò che sfugge e disorienta.
La violenza di certi uomini viene scatenata quando la singolarità di una donna sfugge alla padronanza fallica, quando l’alterità della donna mette l’uomo in contatto con quella esperienza di sé che lo riporta alla sua stessa singolarità.