L’Uomo senza inconscio e l'opera di Recalcati
Nel libro L'uomo senza inconscio troviamo due aspetti principali dell’opera di Massimo Recalcati. In esso il rapporto soggettivato con il testo di Lacan è strettamente intrecciato con un modo di essere psicoanalisti che è sensibile ai temi e ai problemi della contemporaneità.
In quel libro Recalcati supera la mera ripetizione dei concetti lacaniani e mantiene un rapporto insaturo con il Reale della contemporaneità. Studia e approfondisce Lacan e al contempo lo usa come trampolino di lancio per dire qualcosa in prima persona sulle questioni cliniche e sociali che affronta nel suo lavoro quotidiano.
Dove troviamo un esempio di questi due aspetti dell’approccio recalcatiano? Andiamo alla fine di pagina 37 dell’Uomo senza inconscio e troveremo un paragrafo intitolato “Cosa resta del padre?”. Continuiamo a percorrere il testo almeno fino a pagina 44: in queste pagine scopriamo lo spartiacque del percorso di Recalcati ma anche della psicoanalisi lacaniana. Se rileggiamo quelle pagine troveremo il superamento delle precedenti formulazioni sulla crisi della funzione orientativa dell’Ideale edipico e vedremo emergere un’elaborazione singolare della dimensione etica della testimonianza. Lì Recalcati, a mio parere, supera tutto quello che avevano formulato i suoi precursori. Lì inventa rimescolando diversi concetti in un modo che ci sorprende perché non presenta lo sviluppo logico-argomentativo dell’orientamento lacaniano ma espone un taglio etico ed epistemologico della prospettiva su cui si stava adagiando la psicoanalisi lacaniana.
Desiderio, godimento e soggettivazione
Desiderio, godimento e soggettivazione sono tre parole chiave che condensano la traversata che Recalcati ha compiuto nell’insegnamento di Lacan. La prospettiva etica che Recalcati recepisce dall'insegnamento di Lacan pone l’esperienza del desiderio in relazione all’esperienza del godimento. In tutto il suo lavoro Recalcati si interroga sulla possibilità di un rapporto di alleanza tra desiderio e godimento.
Lo psicoanalista italiano supera una visione moralistica che vedrebbe il desiderio come una rinuncia al godimento, come mera apertura relazionale che intenderebbe esorcizzare la scabrosità Reale del godimento; allo stesso tempo evita di celebrare la retorica idealizzante di un godimento fine a se stesso e senza senso. Il godimento che viene messo in gioco nell’etica lacaniana sa mantenersi connesso alla “trascendenza del desiderio”.
La posta in gioco dell’insegnamento di Lacan, secondo Recalcati, risiede nella possibilità di raggiungere un godimento nuovo “che renda la vita risorta, ricca, generativa nella sua presenza su questa terra” (Jacques Lacan, 2012, p. xvii).
Il desiderio è la via attraverso cui giungere a questa possibilità umana di vivere l’esperienza del godimento, godimento che si manifesta sempre sotto il segno dell’intemperanza, della dismisura, dell’eccesso, della singolarità che non è mai disgiunta dall’atto etico con cui ciascun soggetto si assume la responsabilità del proprio desiderio e del proprio essere di godimento.
Il desiderio è allora un’esperienza dove viene vissuto un “godimento Altro da quello dell’Uno” (Jacques Lacan, 2012, p. xix), un godimento che non è chiuso su se stesso ma si apre in modo assoluto alla vita. “Il mio Lacan – scrive Recalcati – non avalla il culto del godimento Uno fine a se stesso, ma l’atto singolare del soggetto che sa ritrovare il godimento sulla ‘scala rovesciata del desiderio’” (Jacques Lacan, 2012, p. xviii).
Recalcati chiama “sovversione del soggetto” la teoria che Lacan produce sui modi del desiderio e del godimento. In questa teoria non è in primo piano l’opposizione disgiuntiva – di natura morale – tra desiderio e godimento, ma il problema della loro disconnessione o della loro congiunzione etica. La trascendenza del desiderio deve essere collocata nell’intersezione con la forza pulsionale e non va considerata come una forma ascetica che mirerebbe a liberare il corpo dalla presenza della pulsione. Non si tratta quindi di porre l’Uno – l’esistenza del godimento pulsionale – senza rapporto, sganciato dall’Altro verso cui è esposto il desiderio del soggetto.
Per Recalcati diventa centrale mostrare i punti sensibili dove nel testo di Lacan desiderio e godimento si annodano, perché da un lato il loro scioglimento in nome di un puro godimento dell’Uno è un mito che farebbe scivolare verso un pensiero perversamente libertino, mentre la mistica del desiderio dell’Altro ridurrebbe il desiderio a una religione morale.
Il godimento non è in una relazione di opposizione estrinseca con il desiderio, il godimento dell’Uno e il desiderio dell’Altro sono in una relazione di immanenza. Lacan non sceglie il godimento dell’Uno contro il desiderio dell’Altro, né viceversa (Cfr. Jacques Lacan, 2012, p. 314-315).
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Sull'opera di Recalcati, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
- Introduzione a Massimo Recalcati. Inconscio, eredità, testimonianza (2018)
- Massimo Recalcati. Un ritratto intellettuale (2021)