L’effetto Recalcati e il desiderio
Le persone che leggono, ascoltano e si lasciano toccare dalla parola di Massimo Recalcati sono interessate al suo discorso non perché parli di Lacan in modo comprensibile. Ripercorrendo l’insegnamento di Lacan Recalcati esprime sicuramente un discorso chiaro a tutti ma spinge anche ciascuno a interrogarsi sulla singolarità del proprio desiderio.
Uno dei tratti distintivi dell’operazione culturale di Recalcati consiste nel tenere insieme l’aspetto “universale” delle formulazioni psicoanalitiche con la singolarità del desiderio inconscio di ciascuno. È questo “l’effetto Recalcati”, che non va ridotto a mera capacità divulgativa perché ciò che viene spiegato non esaurisce il mistero dell’inconscio, anzi lo rende ancora più evidente.Indice
Enunciati ed enunciazione
Gli enunciati della psicoanalisi non ricoprono mai l’enunciazione di Recalcati. Ciò che trascina e coinvolge nel discorso di Recalcati è innanzitutto il punto di enunciazione singolare a partire da cui prende parola.
Ecco perché l’originalità di Recalcati non va ricercata soltanto nell’efficacia argomentativa con cui può sostenere diverse posizioni teorico-cliniche, ma va individuata anche nello stile che caratterizza la sua enunciazione.
Se non si tengono insieme gli enunciati e l’enunciazione si smarrisce il senso stesso del lavoro e dello sforzo con cui Recalcati continua ad avanzare nel campo della psicoanalisi.
In tutte le sue opere Recalcati ripercorre le torsioni concettuali di Lacan (e non solo di Lacan) per ritrovare la logica della soggettivazione. È nel movimento della soggettivazione che – secondo Recalcati – si dà la possibilità di intrecciare in modo fecondo l’esperienza del desiderio con l’essere di godimento di ciascuno.
Il processo di soggettivazione è la sonda che Recalcati privilegia per esplorare la teoria e la clinica di Lacan ma anche per avventurarsi nel campo dell’arte, dell’educazione e della vita politica e sociale.
Custodire la possibilità per la soggettivazione è il criterio che guida le analisi di Recalcati nei tre compiti impossibili indicati da Freud: governare, educare e analizzare.
La versione recalcatiana della psicoanalisi sottolinea che il lavoro di un analista deve essere sempre collegato al rumore di fondo della città e al fluire delle dinamiche sociali. Se si smarrisce il nesso tra inconscio e società si perde l’essenza della pratica psicoanalitica perché è pur vero che il divano dell’analista accoglie un soggetto per volta, ma non esiste un soggetto senza l’Altro e durante una cura psicoanalitica l’inconscio fa ingresso anche come discorso dell’Altro.
Come Recalcati aveva sinteticamente enunciato in una delle dodici argomentazioni in difesa dell’inconscio (M. Recalcati, Elogio dell’inconscio, p. 11): “il mondo interno è esterno” e l’inconscio non va confuso con la cosiddetta “vita interiore”, anzi l’inconscio “inventato” da Freud non è “pensabile se non in una relazione a ciò che accade nell’Altro”.
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Sull'opera di Recalcati, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
- Introduzione a Massimo Recalcati. Inconscio, eredità, testimonianza (2018)
- Massimo Recalcati. Un ritratto intellettuale (2021)
Sulla trasmissione del desiderio nella trama delle generazioni si veda anche questo video sul libro Cosa resta del padre? La paternità nell'epoca ipermoderna di Massimo Recalcati.