E-mail
info@nicoloterminio.it
Telefono
Via Barbaroux, 9
10122 Torino
Non bisogna essere fedeli soltanto al partner, ma anche a ciò che abbiamo generato insieme al partner.

Essere fedeli a una scelta di coppia

Le coppie si sfaldano, anche i matrimoni che durano da vent’anni, quando ci si dimentica che si è in tre: ci sei tu, ci sono io e c’è il nostro legame.

Tempo fa ho pubblicato un libro dal titolo Siamo pronti per un figlio? in cui sostenevo che il primo figlio di una coppia è il legame di coppia. Se noi pensiamo il legame di coppia fermandoci al due, non capiamo molto di questa forma di legame. La promessa d’amore si fonda sul fatto che vogliamo prenderci cura di qualcosa che va oltre il due, qualcosa che è espressione di una dimensione Terza.

Il primo figlio di una coppia

Il primo figlio di una coppia è il legame di coppia. E se una coppia si dimentica questo aspetto, nel momento in cui non funziona qualcosa tra l’io e il tu, inizierà a rievocare il proprio fantasma inconscio, inizierà a rievocare tutte le proprie nevrosi.

Quando noi pensiamo alla fedeltà alla scelta di coppia potremmo dire che si tratta della fedeltà ad una promessa d’amore, e ogni promessa passa dal due al tre.

Potremmo dire che non bisogna essere fedeli soltanto al partner, ma anche a ciò che abbiamo generato insieme al partner. E quello che si genera è un’esperienza d’amore: quando le due persone vivono nell’amore sperimentano uno stato di grazia e capiscono che è un dono.

Questa condizione viene percepita dai due partner come un’eccedenza rispetto alle loro singole individualità. E per arrivare a quel punto lì, occorre la fiducia nell’altro.

La coppia ci decompleta

Per essere fedeli ad una scelta di coppia bisogna considerare che il legame non ci completa perché i legami non devono completarci, semmai un legame ci de-completa nel senso che ci fa capire che ci manca qualcosa dell’altro.

Un legame deve introdurre qualcosa di ineffabile, non deve levigare la nostra identità ma introdurre una crepa che fa vedere qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo.

Se non c’è quella crepa, se il legame punta a compattare la mia identità e a saziare le mie aspettative, allora si arriva alla noia perché si sperimenta quella sensazione dove io sento che non mi manca nulla, dove io perdo l’apertura alla verità dell’incontro.

E per avere un contatto con la verità, bisogna essere amici della propria non completezza. L’aspirazione ad essere completi è in qualche modo una malattia, alimentata dal credersi una immagine.

La parte di sé che ama

Tutta la questione del narcisismo va compresa mettendo in rapporto il soggetto con la sua immagine, perché la più grande malattia dell’essere umano è credersi la propria immagine, identificarsi con l’idea di sé.

Nel tempo dell’amore invece noi ci rivolgiamo all’altro al di là della nostra maschera, al di là della buona idea di noi stessi, e nel momento in cui amiamo siamo in una posizione de-completa.

Lo scrittore David Foster Wallace diceva: “non devi scrivere con la parte di te che vuole essere amata. Con quella parte lì hai scarse energie motivazionali per andare avanti e arrivare a scrivere un romanzo. Devi scrivere con la parte di te che ama”.

Ecco, potremmo dire che molti problemi nei legami d’amore nascono quando siamo orientati soprattutto dalla parte di noi che vuole essere amata.

Se siamo guidati soltanto dalla parte di noi che vuole essere amata, nel momento in cui l’altro non ci ama, c’è una ferita così grave che non ci conviene più stare nella relazione.

Non voglio sminuire l’importanza di sentirsi amati. Ciascuno di noi vuole essere amato, però nei momenti di difficoltà, non è su quella parte che si può puntare.

Nei momenti di difficoltà la spinta al cambiamento viene dalla parte di sé che ama. Per essere fedeli a una scelta di coppia bisogna far prevalere la parte di sé che ama e non soltanto quella che vuole essere amata, riconosciuta, fotografata, applaudita o celebrata. La fedeltà più profonda alla coppia nasce dalla parte di sé che ama.  

*** ***

Per qualche spunto in più guarda questo video sul perché amare è dare ciò che non si ha. 

Per approfondimenti, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:

 

Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

PROFILO SCIENTIFICO ››
CONTATTI ››

Nuove pubblicazioni

Video

nicolo-terminio-psicologo-psicoterapeuta-torino.png
Contatti
Via Barbaroux, 9
10122 Torino

info@nicoloterminio.it

+39 011 0437843

© 2024 Dott. Nicolò Terminio
Psicoterapeuta Psicologo Torino
P. IVA 01754780854

sitemap  privacy  cookie  seo

__Nuovo libro

Lo sciame borderline Nicolò Terminio

__Video sullo sciame borderline