Nevrosi e psicosi: da Freud alla fenomenologia
L’esercizio semiotico che Freud inaugura con l'Interpretazione dei sogni risulta pertinente per cogliere la verità del desiderio inconscio che è stato precedentemente rimosso.
Quando Freud cerca di decifrare l’enigma del desiderio inconscio si rivolge ai discorsi e ai racconti dei suoi pazienti praticando una ermeneutica del testo. Si tratta di un lavoro interpretativo che si basa sull’esistenza di una trama inconscia che sovradetermina le manifestazioni oniriche o sintomatiche dei pazienti in analisi.
La pertinenza di questo metodo di lavoro deriva dalla intrinseca natura testuale dei sintomi nevrotici.
Basta leggere i celebri casi freudiani per accorgersi quanto Freud basi il suo lavoro clinico su un paradigma indiziario che trova i suoi elementi significativi nel gioco combinatorio dei significanti. Freud ricostruisce il significato inconscio dei sintomi o dei sogni rintracciando un filo conduttore che tiene insieme dei puntini che in apparenza sembravano senza collegamento, ma che sotto la lente clinica di Freud trovano finalmente la loro matrice comune, quell’impronta del desiderio inconscio che nelle nevrosi richiede di essere prima interpretata e poi vissuta.
Il metodo psicoanalitico, che prende origine dalla pratica ermeneutica inaugurata da Freud nell’ambito del lavoro clinico con le nevrosi, non può essere facilmente applicato quando rivolgiamo la nostra attenzione alla clinica delle psicosi.
La rimozione nell’inconscio dei desideri inaccettabili richiede infatti che prima si siano installati i presupposti trascendentali della coscienza.
Ora, la clinica della psicosi mostra un deficit strutturale proprio a livello della dimensione trascendentale della coscienza, ossia di ciò che sta prima che un soggetto possa diventare soggetto del desiderio.
La questione antropologica che costituisce il nucleo generatore della clinica delle psicosi richiede dunque un esercizio semiotico differente. Ecco allora la fenomenologia come pratica semiotica che vuole cogliere le condizioni di possibilità (i trascendentali) della coscienza.
I presupposti trascendentali della coscienza riguardano una dimensione antropologica antecedente a ogni esperienza di rimozione dei desideri dalla coscienza.
Inoltre, va considerato che la chiave di lettura freudiana si basa sulla logica edipica. Il complesso di Edipo nell’opera di Freud svolge il ruolo di matrice tragica che condiziona i destini del desiderio soggettivo. È una chiave di lettura che può fare leva sull’esistenza di una matrice che, per quanto sia singolare, si manifesta come un caso particolare di un insieme universale.
Nella clinica delle psicosi invece non osserviamo una matrice tragica che fissa i transiti possibili e quelli impossibili per i movimenti del desiderio. Piuttosto, nella psicosi all’assenza di una matrice tragica subentra una matrice delirante e/o allucinatoria che si configura come tentativo disperato e commovente attraverso cui il soggetto psicotico cerca di ricoprire il vuoto, quell’assenza di una matrice di base che potrebbe agganciare la sua esistenza a una trama comune.