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Nei pazienti con psicosi sintetica osserviamo un’alterazione radicale dei modi di fare esperienza.

Psicosi e clinica degli stati tossicomanici

Nel loro percorso clinico e di ricerca Gilberto Di Petta e Danilo Tittarelli hanno saputo trovare spunto e sostegno nei lavori di alcuni dei più originali esponenti della psicopatologia fenomenologica italiana. Per tale ragione hanno scelto di dischiudere le porte di un mondo culturale e clinico che attraversa la storia del Novecento.

La struttura del libro Le psicosi sintetiche. Il contributo della psicopatologia fenomenologica italiana alle psicosi indotte da sostanze (ed. Fioriti, Roma 2016) cerca di tenere insieme un aggancio alla tradizione italiana della psicopatologia fenomenologica per aprire un nuovo sguardo sulle sfide cliniche del presente che sempre più condizioneranno il futuro dei nostri servizi di cura e l’impostazione di ogni lavoro che vorrà dirsi psicoterapeutico o trasformativo.

Indice

Essere psicotico, avere una psicosi 

Entriamo così in contatto con la potenza chiarificatrice delle analisi psicopatologiche di maestri come Giovanni Enrico Morselli, Danilo Cargnello e Bruno Callieri, quei maestri senza cattedra che hanno saputo rendere gli scarti della psichiatria descrittiva come l’elemento più vivido e illuminante per comprendere ciò che ci rende umani proprio nel momento del suo dissolvimento.

Di Petta e Tittarelli ci ripropongono tre lavori (uno del 1935 e due degli anni ’50, lavori già raccolti in un libro del ’62 sulle psicosi sperimentali) attraverso cui possiamo comprendere quanto la follia umana sia legata a una questione simbolica e relazionale e non a un effetto chimico.

Le ricerche e le sperimentazioni cliniche di Morselli, Cargnello e Callieri pongono in evidenza l’impossibilità di riprodurre per via chimica l’esperienza della psicosi, nessuna sostanza psicoattiva può dare la chiave d’accesso all’universo antropologico della psicosi endogena.

Quindi il soggetto che mostra sintomi psicotici e fa uso di sostanze psicoattive non è psicotico, ma ha una psicosi.

Ecco una delle formulazioni centrali del libro che pone in evidenza il rapporto tra i significati dell’intossicazione da sostanze e il punto di insorgenza della psicosi.

Io trascendentale e Io empirico

Come mostra anche lo psicopatologo brasiliano Guilherme Messas nella sua postfazione al volume, possiamo distinguere attraverso un’accurata semeiotica dell’esperienza cosciente dei pazienti tossicomani una psicosi prevalentemente endogena da una psicosi prevalentemente esogena.
 
Il presupposto di questa differenziazione si basa sul fatto che non possiamo ridurre la psicosi a un set sindromico, dobbiamo semmai rintracciare la peculiarità della psicosi in una particolare struttura dell’esistenza.
Seguendo questa via potremo allora chiederci in che modo delle essenze atemporalizzanti, come le nuove sostanze psicoattive (NPS), alterano e modificano la struttura temporale dell’esistenza di un soggetto.
 
A differenza della psicosi endogena (o classica), la psicosi sintetica non mostra quell’assenza di fondamento del vissuto temporale dei classici pazienti psicotici, quei pazienti che fanno fatica a diventare soggetti d’esperienza.
 
Il problema antropologico dei pazienti psicotici descritti dalla tradizione psicopatologica è quello di trovare le condizioni di possibilità (livello dell’Io trascendentale) per sentirsi vivere in un tempo soggettivo che abbia senso e progettualità.
 
Nei pazienti con psicosi sintetica incontrati da Di Petta e Tittarelli osserviamo invece un’alterazione radicale dei modi di fare esperienza (livello dell’Io empirico) dove le allucinazioni e i deliri non sorgono come soluzioni al problema del fondamento antropologico dell’essere umano, ma compaiono semmai in risposta a un’alterazione dello stato di coscienza che viene protratta e sostenuta nel tempo. 
     
Per qualche spunto in più sulla cura della tossicomania si veda questo intervento su Fenomenologia dell'uso di sostanze e dei disturbi comportamentali tipici degli adolescenti e giovani adulti:

 

fenomenologia uso sostanze

 

Per approfondire, tra i libri più recenti di Nicolò Terminio, si rimanda a:
Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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