Tossicomania e stato crepuscolare della coscienza
Come ci insegnano Di Petta e Tittarelli, la zona di scambio che ci permette di comprendere il passaggio dall’esperienza tossicomanica all’esperienza psicotica è costituita dall’esperienza dello stato crepuscolare della coscienza.
Da più di un decennio Di Petta insiste e continua ad ampliare le sue analisi antropo-fenomenologiche della coscienza crepuscolare mostrando quanto questa condizione, indotta in particolar modo dall’uso di sostanze, possa favorire un restringimento del campo di coscienza che isola e sopravvaluta alcuni vissuti percettivi e sensoriali. È proprio sulla base di tali vissuti che possono innestarsi delle interpretazioni deliranti che vanno a convalidare le esperienze allucinatorie comparse nel corso di un’assunzione prolungata di sostanze.
Indice
Stato crepuscolare
Nelle psicosi sintetiche, a rigore, non dovremmo neanche parlare di deliri perché tali interpretazioni non hanno il valore della rivelazione delirante che risponde alla questione del fondamento dell’esistenza, sono semmai delle formazioni deliroidi che mirano a costituire una trama per uno sciame di sensazioni e percezioni che assediano una coscienza intossicata e ormai de-soggettivata.
Sebbene Di Petta e Tittarelli ci preparino a cogliere l’intenzionalità del soggetto anche nelle psicosi sintetiche, non dimenticano di sottolineare quanto l’esperienza soggettiva della psicosi indotta da sostanze sia caratterizzata da una certa lontananza del paziente dai fenomeni allucinatori e deliranti che prendono corpo nella sua esperienza cosciente.
Nella psicosi sintetica il paziente è anche e soprattutto spettatore, quasi in contemplazione, di un corteo psicopatologico che si dipana in modo automatico.
In questi casi il paziente è quindi uno spettatore-osservatore di un vissuto cosciente pieno di bizzarrie e atipicità e al tempo stesso è attivamente coinvolto nel prolungamento compulsivo di un’emotività sovraeccitata ed eccessiva che si traduce nella spinta ad agire e nel pellegrinaggio senza sosta.
Il quadro complessivo che viene disegnato grazie all’acume delle analisi fenomenologiche ci permette di isolare alcune caratteristiche peculiari delle psicosi sintetiche, differenziandole in tal modo dalle forme di psicosi endogena. Potremo dunque cogliere il carattere dispercettivo delle psicosi sintetiche:Lo psicoma è quel corpo estraneo che i tossicomani ipermoderni introducono nella loro mente per via chimica, assumendo in maniera incontrollata una miriade di sostanze che il mercato mette a loro disposizione.
- l’effetto chimico produce uno stato sensoriale che non produce una perdita di coscienza ma un’ipervigilanza.
- L’ipervigilanza delle psicosi sintetiche (o chimiche) coesiste con la presenza di formazioni deliroidi che lasciano però inalterata la capacità critica e di dialogo del paziente.
- Il paziente che ha una psicosi sintetica manifesta in primo luogo una compromissione della sfera sensomotoria e le conseguenti distorsioni del pensiero vanno viste come ideazioni deliroidi che vanno a confermare ciò che viene percepito in seguito all’intossicazione prolungata.
- Tali pazienti riescono a mantenere per un periodo anche una vita sociale e delle relazioni significative.
- Lo psicoma innesta e organizza un corteo sintomatologico che va dall’irritazione sensoriale alla coscienza crepuscolare, ma non sommerge mai del tutto l’Io del paziente.
Per approfondimenti su questi temi, tra i libri più recenti di Nicolò Terminio, si rimanda a: