Il vuoto che si eredita
L’atto della testimonianza riguarda qualcosa di intestimoniabile perché c’è quel vuoto centrale che viviamo in esilio da ogni identificazione.
È importante allora non installarsi mai nella posizione di chi si identifica a essere qualcosa o qualcuno. Questo vuol dire non identificarsi con l’essere padre ma fare il padre; non dirsi padre, non dirsi fidanzato, non dirsi analista. Si pratica la psicoanalisi, non si è psicoanalista.
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Intermittenza
Si è psicoanalisti, tra l’altro, in modo intermittente così come si è eredi in modo intermittente, cioè si è eredi quando si sta ereditando, quando non si sta ereditando non si è eredi. Si ha una fidanzata se la si corteggia, si è padri o figli se si cura quel rapporto, così come si ha un orto se ce ne prendiamo cura.
Da ragazzo volevo fare il veterinario perché mi piacciono molto gli animali e già allora mi aveva colpito che un animale ci riconosce come il suo padrone se ce ne prendiamo cura, era bello perché in realtà l’animale non aveva in mente l’idea del padrone, semmai prendeva il padrone come punto di riferimento, amava giocare di più con chi se ne prendeva cura.
Allo stesso modo un figlio riconosce come padre chi esercita la funzione del padre e una donna in alcuni casi riconosce come degno del suo amore non il marito ma chi la fa sentire amata.
Per qualche spunto in più guarda questo video sul libro Cosa resta del padre? di Massimo Recalcati:
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.