La testimonianza paterna nell'opera di Recalcati
La teoria della testimonianza di Massimo Recalcati ha segnato un cambio di paradigma nella psicoanalisi lacaniana perché ha riportato l’attenzione sul Padre-soggetto prima ancora che sul Padre-significante.
Nella prospettiva recalcatiana il significante del Nome del Padre può diventare efficace ed operativo solo attraverso la testimonianza del desiderio paterno. La funzione del Nome-del-Padre trova quindi il suo fondamento vivente non in una dimensione collocata su un piano ideale ma in una testimonianza incarnata.
La testimonianza paterna
Recalcati intreccia il significante del Nome del Padre con il Reale del Padre-soggetto: è solo attraverso questo annodamento che si può cogliere la posta in gioco della trasmissione intergenerazionale del desiderio.
L’accento sulla testimonianza del desiderio da parte del “padre reale” è la proposta originale di Recalcati di fronte all’evidenza clinica e storico-sociale (ma soprattutto strutturale) della fragilità del Nome del padre di fronte all’assurdità priva di senso dell’esistenza.
La meditazione recalcatiana sulla testimonianza paterna vuole mettere in luce la trasmissione del desiderio nella trama delle generazioni.
Si tratta di trasmettere non soltanto il desiderio del desiderio dell’Altro, ma soprattutto il desiderio di avere un proprio desiderio, il desiderio di realizzare la propria singolarità.
Recalcati ci fa vedere la funzione paterna dal punto di vista di chi la esercita, ci riporta con la sua riflessione nel vivo dell’essere padre permettendoci di cogliere la dimensione che può rendere vivente e operativa la categoria concettuale del Nome del padre.
Recalcati vuole mostrare il passaggio necessario per intendere la paternità nell’epoca contemporanea: il fondamento del Nome del padre – come funzione simbolica per umanizzare la vita – può continuare ad esistere solo se c’è il “padre reale” a dargli corpo.L’originalità del pensiero di Recalcati consiste nel riprendere un’affermazione di Lacan e formulare “il passaggio dal Padre-fondamento al Padre-soggetto” (cfr. M. Recalcati, Jacques Lacan, 2012, p. 200).
Per qualche spunto in più guarda questo video sul libro Cosa resta del padre? di Massimo Recalcati:
Il Padre-soggetto è la via recalcatiana per pensare la trasmissione paterna di fronte all’evidenza strutturale che il Simbolico è insufficiente nel dare una risposta esaustiva sul senso dell’esistenza e sull’inermità di fondo della vita umana (Reale).
Nonostante il Nome del padre sia un significante speciale che permette all’Altro del linguaggio di trovare un punto di capitone, non può essere inteso come il significante che completa la mancanza dell’Altro, che renda l’Altro il luogo dove tutta la verità del desiderio del soggetto può trovare un riconoscimento.
Il Nome del padre è collegato alla Legge simbolica della castrazione ma rimane comunque un significante e non può configurarsi come l’Altro dell’Altro, ossia come il significante che toglie nell’Altro del linguaggio la mancanza che viene aperta dalla dimensione del Reale (dell’esistenza e del soggetto).
Il Nome proprio del soggetto
La testimonianza paterna restituisce alla funzione del Padre simbolico la sua dimensione vivente e mostra quanto la testimonianza del desiderio dell’Altro possa condizionare il desiderio del soggetto.
Il soggetto però non può trovare nell’Altro, pur provenendo dall’Altro, la risposta sulla verità inconscia del suo desiderio. Il Nome del padre non si sostituisce al Nome proprio del soggetto. “Il padre non può essere pensato come ciò che riempie il vuoto centrale dell’Altro” (cfr. M. Recalcati, Jacques Lacan, 2012, p. 199).
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Sull'opera di Recalcati, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
- Introduzione a Massimo Recalcati. Inconscio, eredità, testimonianza (2018)
- Massimo Recalcati. Un ritratto intellettuale (2021)