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L’Uno e l'Altro in psicoanalisi

L’Uno e l'Altro in psicoanalisi

Nella psicoanalisi lacaniana l’Uno è ciò che non si rapporta a niente e rispetto a cui il soggetto si costituisce come risposta che inventa l’Altro. È a tal proposito che diventa più opportuno riferirsi non al concetto di soggetto ma a quello di parlessere.
 
Lacan introduce il termine parlessere per superare una concezione del soggetto basata sul rinvio dell’articolazione significante.
 
Il parlessere indica il vivente fatto dalle incisioni di uno "sciame di significanti" che rappresentano l’irruzione di un godimento non collegato alla trama dell'Altro.
 
Il parlessere non è in rapporto con il linguaggio ma con "lalingua”, altro neologismo lacaniano per indicare lo spostamento dal paradigma Tutto-Eccezione.
 
Si potrebbe rappresentare questo passaggio verso la concezione della lalingua con l’ausilio di un semplice diagramma. Si prenda un quadrato e lo si divida in quattro parti.
 
Nel quadrante superiore sinistro si inscriva il TUTTO, nel quadrante in alto a destra si collochi l’UNO-ECCEZIONE, a sinistra in basso si metta il NON-TUTTO e in basso a destra si ponga l’UNO-SOLO.

Se immaginiamo di guardare il diagramma in orizzontale vediamo che nelle posizioni superiori sono rappresentati i termini di una dialettica che anima il rapporto tra Uno e Altro. Tale dialettica è caratterizzata da una concezione del linguaggio come Tutto bucato dall’Eccezione:
 
 non esiste catena significante senza eccezione, né eccezione senza catena significante.
In questo caso la dialettica è già costituita e nel proprio funzionamento contempla la discontinuità da cui ha preso avvio:
 
il soggetto è pensato a partire dal linguaggio e il trauma a partire dalla trama.
Se rivolgiamo lo sguardo ai termini situati nei quadranti inferiori osserviamo un non-rapporto, una disconnessione originaria dell’Uno-tutto-solo che non entra in relazione con nient'altro ma che tuttavia costituisce la dimensione vivente con cui l'essere umano prova a rapportarsi.
 
Il Non-Tutto indica degli elementi inarticolati e implica la dispersione del senso invece che la dimensione semantica promossa dall’articolazione significante.
 
L’inciampo dell’Uno-tutto-solo non è in relazione alla trama dei significanti e non costituisce un effetto che produce scansione o discontinuità nella dinamica del senso.
L’Uno-tutto-solo implica una revisione dello statuto del linguaggio che non può essere concepito solo come articolazione di elementi significanti ma anche come rumore di non-senso che non rinvia ad altro.
 
Il Non-Tutto indica l’erranza e la deriva dei significanti non articolati e l’Uno-tutto-solo si riferisce all’autismo pulsionale.
Qui il soggetto diventa parlessere e il linguaggio assume i connotati de lalingua: non è più il trauma a presupporre l’innesto e l’articolazione di una trama, ma è la trama che si configura come possibile trattamento dell’Uno-tutto-solo. Cambia allora lo statuto dell’Altro: l’Altro è una risposta al trauma.
 
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Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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