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La terapia dal vivo può realizzarsi anche online in modo da continuare ad essere “onlife”.

Terapia dal vivo e terapia online

La terapia dal vivo può realizzarsi anche online in modo da continuare ad essere “onlife”. La questione che si pone riguarda la dimensione vivente dell’incontro tra due persone in una stanza: il “vivo” della terapia dal vivo continua a riproporsi anche se le due persone si incontrano rimanendo ciascuna nella propria stanza?

Per me è difficile dirlo in maniera generale perché ho iniziato a sperimentare questa possibilità d’incontro soltanto durante il lockdown e con persone con cui avevo già stabilito una relazione significativa. E inoltre quel periodo di terapia online si è configurato sin dall’inizio come transitorio, come un espediente per continuare a preservare il campo della relazione terapeutica: è una chance che è scaturita da un’alleanza di lavoro, dal desiderio di continuare a esplorare il movimento dell’inconscio.

Indice

Un dialogo filtrato?

In passato mi ero chiesto più volte se i colloqui online avrebbero potuto svolgere la stessa funzione trasformativa delle sedute dal vivo e mi ero convinto che non sarebbe stata la stessa cosa e che online tutto sarebbe stato annacquato e distorto.

Mi basavo sull’esperienza di qualche seduta su Skype con persone di nazionalità italiana che durante un loro periodo all’estero mi avevano contattato: avevamo avuto occasione per incontrarci qualche volta ma io non mi ero trovato bene perché non riuscivo a sintonizzarmi attraverso un dialogo filtrato da uno schermo che ogni tanto traballava per qualche problema di connessione.

Da queste poche esperienze avevo dedotto che la terapia online non funzionava o, meglio, io non riuscivo a farla diventare un’occasione di incontro. Rimaneva in me comunque una certa curiosità tanto che chiedevo a quei colleghi che invece la praticavano efficacemente come riuscissero a sintonizzarsi con i loro pazienti.

Fiducia nella relazione terapeutica

Una volta mi è capitato che una paziente che è andata a vivere all’estero mi aveva chiesto di poter fare delle sedute online, ma io le avevo risposto che non avrebbe funzionato. Adesso capisco che avevo sbagliato e che avrei dovuto avere maggior fiducia nella relazione terapeutica.

Ciò che fa veramente la differenza è la qualità e l’intensità della relazione terapeutica: è questa la dimensione fondamentale che va considerata nel passaggio dal vivo all’online. Non so dire come si costruisce il campo della relazione terapeutica partendo dall’incontro online, però posso dire che se la relazione c’è già allora anche online il vivo dell’incontro potrà continuare a essere vissuto anche se terapeuta e paziente si trovano in due stanze separate.

Ovviamente ci sono alcune differenze che non vanno trascurate ed è estremamente interessante vedere come le sedute online consentano di studiare le variabili effettivamente in gioco nella relazione terapeutica e come queste assumano sembianze e valenze diverse a seconda del setting.

Sguardo, voce e corpo

Per esempio, lo sguardo e la voce giocano una funzione diversa perché dal vivo all’online c’è un’esperienza di focalizzazione molto distinta. Poi la scansione del ritmo verbale non è la stessa, il dialogo spesso segue la formula linguistica della metafora lasciando un po’ ai margini la fuga del senso che è invece veicolata dal meccanismo linguistico della metonimia: questo è un fatto importante perché nel colloquio non si tratta soltanto di far emergere il senso ma anche ciò che sfugge al senso e che ci rimane addosso anche se non lo acciuffiamo mai con le pinze del linguaggio.

L’intreccio tra le forme che assume lo sguardo, la voce e il linguaggio vanno a condizionare l’atmosfera che connota il momento dell’incontro e la percezione della presenza (corporea) dell’Altro.

Ci sarebbero quindi da aggiungere anche delle osservazioni sulle differenti traiettorie dell’intuizione e della sintonizzazione emotiva. E poi almeno un’altra cosa: ogni paziente stabilisce con il setting digitale un rapporto particolare che è condizionato dalla sua personalità, dalle questioni che stava affrontando nei colloqui dal vivo e dal rapporto che avevamo stabilito.

Variabilità

Questo periodo di scombussolamento del setting è stata un’occasione preziosa per osservare alcuni aspetti che forse non sarebbero emersi continuandosi a vedere soltanto in studio. Beh, mi accorgo che questa è un’osservazione scontata, tanti anni di lavoro in comunità mi hanno insegnato che l’incontro più significativo e Reale lo si può realizzare anche nei luoghi e nei frangenti meno incorniciati dalla teoria.

Sì, credo che questa sperimentazione online sia anche un modo per esplorare non solo la dimensione transferale della relazione terapeutica ma anche i pregiudizi transferali che nutriamo verso le nostre teorie di appartenenza, perlomeno per me ha funzionato così. 

 

Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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