Marsha Linehan prima di cadere all'inferno
Un’autobiografia diventa efficace – per chi la scrive, e forse anche per chi la legge – soltanto se riesce a scriversi come traccia del grido della vita.
Nella storia di Marsha Linehan c’è un evento che fa da spartiacque e per certi aspetti continuerà a rimanere incomprensibile nonostante la ricostruzione autobiografica dell’autrice. È il periodo della fine del liceo e Marsha è una ragazza ben inserita nel contesto scolastico e sociale della sua cittadina, però racconta che sentiva una sorta di distacco tra il modo in cui gli altri la consideravano e il suo vissuto più intimo.
Inoltre, la cifra più particolare delle sue relazioni era incarnata da sua madre che aveva nei suoi confronti un atteggiamento “invalidante”.
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Il riconoscimento mancato
Marsha si sentiva costantemente paragonata alla sorella che sembrava rispecchiare meglio le aspettative della madre che era invece sempre insoddisfatta del suo aspetto fisico ma anche del suo modo di porgersi agli altri. Tanto che se capitavano delle situazioni in cui qualcuno criticava Marsha la madre non solo non ne prendeva le difese ma aggiungeva anche dei commenti che la sminuivano e la facevano sentire inadatta.
Ci sono numerosi altri esempi che la Linehan racconta per restituirci il vissuto di solitudine e incomprensione che era cresciuto in lei. Il filo conduttore è sempre il mancato riconoscimento del suo valore da parte della madre e il riverbero di questa mancanza nell’incontro con i coetanei, soprattutto nel periodo delle prime intese con i ragazzi che preferivano le sue amiche lasciandola in disparte.
Per qualche spunto in più guarda questo video sulla sintonizzazione e traduzione materna.
Desiderio e e paura
Nella vita di Marsha c’erano comunque altre gratificazioni che ne confermavano le capacità relazionali nei vari contesti gruppali in cui si muoveva, però rimaneva sempre uno iato tra quell’immagine pubblica di ragazza energica e “linguacciuta” e il suo non sentirsi considerata nella sua dimensione femminile e nelle sue possibilità relazionali-sentimentali.
Come ricorderà più avanti, nel momento in cui deciderà di riprendere i fili della sua storia, si sentiva terrorizzata dalla sua dimensione femminile ed erotica, era un aspetto della vita che la attraeva ma da cui in qualche modo si sentiva impaurita.
Era l’ambito della sua vita in cui non si sentiva riconosciuta e desiderata ma di cui avrebbe avuto paura nel caso in cui finalmente lo fosse stata.
Tutto questo non era però chiaro per lei in quel periodo in cui sentiva soltanto un turbinio di emozioni che da ragazza popolare nella sua scuola l’avevano portata a rinchiudersi nella propria stanza in un buio depressivo da cui pian piano era emersa l’idea del suicidio. Non sa perché a un certo punto fosse comparsa quell’idea, però i suoi genitori presi dalla preoccupazione la portarono da uno psichiatra e da lì in poi si aprì una voragine che segnò Marsha per tutta la vita.
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Per qualche spunto in più guarda questo video su Isteria, femminilità e desiderio.
Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a: