Interpretazione e taglio
L’interpretazione deve configurarsi più come un taglio che come un’interpunzione. Il taglio interpretativo si muove in direzione opposta alla proliferazione semantica dell’inconscio.
Nell’interpretazione come taglio il soggetto viene riportato non al rimando dei significanti ma all’opacità asemantica del suo godimento.
Laddove compare l’enigma la seduta trova l’apice del suo non-senso e lì deve trovare la sua scansione temporale. In altri casi sarà invece lo stesso imprevisto causato dall’interruzione della seduta a generare l’emersione del Reale.
Indice
Alienazione e punteggiatura
L’interpunzione interpretativa rimane solidale con gli effetti semantici che si aprono nella catena significante. L’interpretazione come punteggiatura è ancora sul versante dell’inconscio strutturato come un linguaggio, ovvero rende la seduta ancora un’unità semantica. Con la punteggiatura siamo ancora nel meccanismo dell’alienazione.
Per qualche spunto in più guarda questo video su metafora e metonimia.
Ciò che Lacan intende sottolineare è che «l’alienazione ha come conseguenza che l’interpretazione non ha la sua ultima istanza nel fatto che essa ci rivela le significazioni della via in cui si fa strada lo psichico che abbiamo di fronte a noi. Questa portata è solo il preludio. L’interpretazione non punta tanto al senso quanto a ridurre i significanti nel loro non-senso, affinché possiamo ritrovare i determinanti di tutta la condotta del soggetto» [J. Lacan (1964), Il seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, p. 207].
Dal lato della separazione l’interpretazione è volta piuttosto all’individuazione di quei significanti che appaiono senza senso.
«L’interpretazione non è aperta a tutti i sensi» (Ivi, p. 245). L’intervento interpretativo «è destinato a far sorgere degli elementi significanti irriducibili, non-sensical, fatti di non-senso» (Ibidem). È essenziale che l’interpretazione consenta l’avvento del soggetto dell’inconscio, ossia che l’analizzante possa vedere «a quale significante – non-senso, irriducibile, traumatico – egli sia, come soggetto, assoggettato» (Ivi, p. 246).
Il taglio della seduta che cerca di ricalcare la pulsazione dell’inconscio si colloca su un versante di imprevedibilità: si interrompe la seduta in un punto qualsiasi, senza badare al fatto che ciò che l’analizzante dice appaia significativo o meno, sarà lo stesso taglio della seduta a mostrare – se il taglio riesce e questo lo si verifica après coup – la distanza tra la catena significante e la dimensione di non-senso che pertiene la tuché dell’inconscio, la separazione del soggetto dall’Altro del linguaggio.
Con il taglio della seduta si vuole far emergere e toccare la dimensione senza senso dell’esperienza del soggetto e si vuole introdurre il passaggio dal meccanismo dell’alienazione a quello della separazione, cioè il passaggio dalla ricerca di senso alla comparsa di quel non-senso in cui è implicato l’oggetto causa del desiderio. Si tratta dell’apertura e della chiusura dell’inconscio, dell’alienazione e della separazione, della domanda di senso e del punto di mancanza dell’Altro.