“L’isterica vuole un padrone su cui regnare”
Nel suo discorso il soggetto isterico si sente escluso dal luogo dell'Altro. La posizione isterica si configura infatti come un'eccezione rispetto a ogni presa simbolica dell'Altro.
Nella prospettiva psicoanalitica di Lacan l'isterica si lamenta di sentirsi esclusa dall'Altro però, allo stesso tempo, ogni mossa relazionale dell'Altro per avvicinarsi la lascia sempre insoddisfatta.
E così tra la posizione isterica e il luogo dell'Altro sembra permanere una distanza difficilmente superabile. Il discorso dell'analista si dovrà confrontare con questo dilemma nevrotico provando a far compiere al soggetto quel cambiamento di posizione che apre agli effetti creativi dell'inconscio.
Indice
Quando il sapere diventa scarto
Durante la conduzione della cura bisognerà fare attenzione alla posizione che occuperemo rispetto all’agente ($) che muove il discorso dell’isterica.
L’isterica si presenta come un soggetto diviso che vacilla e che interroga il padrone per estrarre un sapere.
Seguendo questo vettore che muove l’agente verso il luogo dell’Altro bisogna tener presente la possibilità, insita in ogni discorso, che ciò che sta nel luogo della produzione non sempre assumerà il valore positivo di prodotto.
Nel discorso dell’isterica S2 correrà il rischio di trasformarsi in scarto anziché in valore aggiunto, soprattutto se l'analista cadrà nel tranello di posizionare ciò che dirà nel luogo dell’Altro.
In questo discorso le parole dell'analista cadendo nel luogo dell’Altro diventerebbero dei significanti padroni. E in quanto padroni questi significanti sarebbero fatalmente destinati a produrre un senso che verrà scartato dallo stesso soggetto ($) che li chiedeva.
Nel discorso isterico l'analista, di fronte alla domanda di senso che alimenta il lavoro analizzante, deve evitare di collocare le proprie parole nel luogo dell’Altro. In questo caso - a differenza per esempio dalla clinica borderline - è importante che l'analista non dimentichi di tacere di fronte alla domanda di senso che muove il soggetto ($).
Per qualche spunto in più guarda questo video sulla logica del fantasma:
Un esempio dell’errore in cui potremmo incorrere è quello di rispondere al lavoro analizzante con un’interpretazione illativa: con questo tipo di interpretazione posizioneremmo le nostre parole nel luogo dell’Altro, sovrapponendole e confondendole con gli S1 del paziente. «Se lo psicoanalista non può rispondere alla domanda è solo perché rispondervi equivale necessariamente a deluderla, giacché ciò che viene domandato è in ogni caso Altra-Cosa, ed è proprio questo che bisogna arrivare a sapere» [J. Lacan (1967), Da Roma ’53 a Roma ’67: La psicoanalisi. Ragione di uno scacco, in Altri scritti, p. 339].
Ecco allora la necessità logica dell’interpretazione come punteggiatura: tocchiamo e sottolineiamo gli S1 che l’analizzante interroga senza indicare il senso che potrebbero assumere e senza aggiungere altri significanti che potrebbero finire lì dove è importante invece che rimanga un vuoto enigmatico da interrogare. È in tal modo che possiamo tener presente quella preziosa indicazione dove Lacan ci avverte che l’isterica vuole un padrone su cui regnare.
«Quel che l’isterica vuole – lo dico per coloro che non hanno la vocazione, e ce ne devono essere molti – è un padrone. […] Lei vuole un padrone. È quel che si trova nell’angolino in alto a destra, per non nominarlo diversamente. Vuole che l’altro sia un padrone, che sappia molte cose, ma non tante da non credere che è lei il prezzo supremo di tutto il suo sapere. In altre parole, vuole un padrone su cui regnare. Lei regna e lui non governa» [J. Lacan (1969-1970), Il seminario, Libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi, p. 160].
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