Cosa intende Freud per Es, Io e Super-Io
L’Es, l'Io e il Super-Io sono dei concetti fondamentali della psicoanalisi che vengono pienamente formulati nell’opera L’Io e l’Es (1922) di Freud.
Es e pulsione
Nella lingua tedesca “Es” è il pronome neutro di terza persona ed è impiegato come soggetto dei verbi impersonali. L’Es viene descritto da Freud come il carattere oggettivo e impersonale dei bisogni pulsionali. L’Es, pur agendo nella vita intima del soggetto e orientandone i comportamenti, è vissuto come qualcosa di estraneo, come una forza che si contrappone all’Io.
Io e conflitto
L’Io è un’istanza psichica che Freud, nella sua seconda teoria dell’apparato psichico, distingue dall’Es e dal Super-Io. L’Io si trova in una relazione di dipendenza rispetto alle esigenze pulsionali dell’Es, ma è anche sottoposto agli imperativi del Super-Io e alle esigenze della realtà. Da questo punto di vista l’Io si configura come un’istanza mediatrice tra la dimensione pulsionale dell'Es e i vincoli imposti dal Super-Io e dalla realtà.L’Io è il luogo psichico in cui si rende evidente il conflitto nevrotico tra la dimensione pulsionale dell'Es e le pressioni del Super-Io e della realtà.
Per gestire e sopportare la dimensione conflittuale l’Io mette in azione una serie di meccanismi di difesa che sono finalizzati a rendere meno spiacevoli i segnali di angoscia che derivano dall’esperienza del conflitto.
L’Io si configura anche come un fattore di legame dei processi psichici, ma, quando promuove dei meccanismi di difesa meno evoluti e flessibili, sostiene processi psichici caratterizzati da un andamento coatto, ripetitivo e rigido.
Io e inconscio
Secondo Freud il funzionamento dell’Io non è del tutto riconducibile alla coscienza. E l’inconscio non coincide del tutto con il rimosso.
Quando Freud nella Metapsicologia si dedica all’Inconscio osserva che “la verità è che non resta estraneo alla coscienza solo ciò che è psichicamente rimosso, ma anche una parte degli impulsi che dominano il nostro Io, e cioè gli elementi che costituiscono la più forte antitesi funzionale rispetto al rimosso” [S. Freud (1915), Metapsicologia, in Opere, vol. 8, a cura di C.L. Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 1976, p. 76].
Nel corso delle sue opere Freud ritorna più volte sul rapporto tra Io, coscienza e inconscio e in Al di là del principio di piacere sottolinea che “guadagneremo in chiarezza se invece di istituire un contrasto fra la coscienza e l’inconscio contrapporremo l’uno all’altro l’Io coerente e il rimosso. È certo che una parte notevole dell’Io è anch’essa inconscia, inconscio è proprio quello che si può chiamare il nucleo dell’Io; solo una sua piccola parte può essere designata col termine ‘preconscio’” [S. Freud (1920), Al di là del principio di piacere, in Opere, vol. 9, a cura di C.L. Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 1977, p. 205].
E inoltre, troviamo ancora un passaggio di Freud, a proposito di una parte inconscia dell’Io che non è rimossa, in un’altra delle sue opere fondamentali, L’Io e l’Es: “Costatiamo che l’Inc non coincide col rimosso; rimane esatto asserire che ogni rimosso è inc, ma non che ogni Inc è rimosso. Anche una porzione dell’Io, una porzione Dio sa quanto importante dell’Io, può essere, e anzi indubitabilmente è inc” [S. Freud, (1922), L’Io e l’Es, pp. 480-481].
Queste osservazioni di Freud sono molto importanti perché ci permettono di considerare che non tutto l’Io è cosciente, esiste una parte dell’Io che è inconscia. E inoltre non tutto l’inconscio è rimosso, esiste anche un “inconscio non rimosso”.
Io e rimozione
A questo proposito troviamo utili le riflessioni di Bollas quando sottolinea che nella teoria freudiana dell’inconscio possiamo distinguere, oltre ai contenuti rimossi, anche un’istanza della mente che opera la rimozione e che è essa stessa inconscia.
Sebbene Freud non sia stato molto esplicito nel chiarire questi aspetti teorici, Bollas ritiene che Freud abbia lasciato nei suoi scritti alcune indicazioni tacite sul fatto che “l’agente della rimozione è ovviamente l’Io, che fa funzionare i meccanismi mentali. È l’Io a condurre il lavoro onirico, a formare i sintomi, a memorizzare durante il giorno momenti carichi di significato psichico, a organizzare tutti quanti gli aspetti della vita inconscia. L’Io ha un interesse acquisito nella percezione della realtà, nella sua organizzazione e nella sua comunicazione agli altri” [C. Bollas (2009), Il mondo dell’oggetto evocativo, trad. it. di G. Noferi, Astrolabio, Roma 2009, p. 40].
Esiste dunque una parte inconscia dell’Io che istituisce i presupposti dell’Io cosciente e che fa funzionare la vita inconscia.
Super-Io, ideale e senso di colpa
Nell’opera di Freud il Super-Io si configura come l’interiorizzazione di alcuni aspetti delle figure genitoriali all’interno del proprio funzionamento psichico. Il Super-Io svolge quella funzione di giudizio e di critica che un tempo era stata svolta dai genitori nel corso del processo educativo.
Il Super-Io è la fonte di molte conflittualità interne alla vita psichica del soggetto perché si presenta come una funzione di limite e giudizio che può entrare in disaccordo con l’Io del soggetto, soprattutto quando l’Io del soggetto vuole assecondare la soddisfazione pulsionale dell'Es.
In questa configurazione conflittuale l’Io si sente diviso tra le richieste limitanti del Super-Io e le spinte dell'Es verso un soddisfacimento pulsionale che vuole superare i limiti.
Nelle prime fasi dello sviluppo soggettivo i limiti del Super-Io corrispondono a quelli imposti dai genitori, ma in seguito troveranno altre figure, fino a estendersi a tutti gli altri organi sociali e culturali che impongono delle rinunce al soddisfacimento. È per queste ragioni che Freud sosteneva che l’ingresso del soggetto nella civiltà produce inevitabilmente una quota di disagio: il disagio della civiltà è generato dal fatto che c’è una parte pulsionale (Es) che vuole rimanere sorda alle richieste del Super-Io sociale [Cfr. S. Freud (1929), Il disagio della civiltà, in Opere, vol. 10, a cura di C.L. Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 1978, pp. 553-630].
In questa prospettiva va notato che il Super-Io è una sorta di ente giudicante interno che misura la distanza tra quello che il soggetto sente di essere autenticamente e quello che il soggetto sente di dover essere per corrispondere alle aspettative che in primo luogo sono state dei genitori e a cui successivamente si sono aggiunte tutte quelle degli altri che hanno ricoperto un ruolo significativo nella trama relazionale del soggetto.
Nell’esperienza soggettiva il Super-Io diventa una sorta di vocina interiore che ricorda al soggetto che si sta allontanando troppo dall’Ideale che gli era stato consegnato come un parametro a cui doversi uniformare per ottenere l’approvazione o l’affetto da parte dei genitori e di tutti coloro che si sono in qualche modo posizionati sulla scia dell’Altro genitoriale.
In corrispondenza della nascita della figura psichica del Super-Io il soggetto inizia a fare esperienza del senso di colpa. Il senso di colpa è un’esperienza che consiste nel sentirsi in difetto rispetto all’ideale che il Super-Io ha confezionato per il destino pulsionale del soggetto. Nelle prime fasi dello sviluppo psichico quando il soggetto segue le sue pulsioni trasgredisce l’orientamento ideale di cui il Super-Io sarebbe il custode. È in queste occasioni che lo sguardo severo del Super-Io provoca il senso di colpa, e la colpa è quella di tradire le aspettative dell’Altro.
Per approfondire: