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L’ascolto del paziente implica la massima concentrazione sulle parole.

Letteratura ed esperienza dell’inconscio

In una cura psicoanalitica l’attenzione clinica va rivolta al testo del paziente.

L’ascolto del paziente implica la massima concentrazione sulle parole, su quei significanti che si fanno voce dell’inconscio. La catena significante che prende corpo attraverso il metodo delle libere associazioni assomiglia a un testo, ma ha sicuramente delle qualità formali molto diverse da quelle che possiamo riscontrare nei testi letterari. Nonostante la diversità tra i due tipi di testo, nella letteratura è possibile osservare strategie espressive e tendenze stilistiche che aprono all’esperienza dell'inconscio.

 

Inconscio e trascendenza

L’inconscio si fa presente nella vita di ciascuno di noi, non soltanto a livello individuale ma anche nei gruppi e nelle comunità più ampie, come un’esperienza che non consente una piena identificazione all’immagine che si vuole rappresentare o che si considera come uno stimolo a cui ispirarsi. L’esperienza dell’inconscio non ci permette di specchiarci nell’immagine con cui ci proponiamo a noi stessi e agli altri.

L’inconscio è una trascendenza interna che ci apre a una conoscenza che va oltre la base rassicurante delle nostre identificazioni.

L’inconscio è quella dimensione insatura che la letteratura può presentarci sotto forma di lacerazioni, facendoci fare delle esperienze che non sono semplice coinvolgimento emotivo, ma una particolare forma di lacerazione e sospensione del Sé.

In letteratura l’esperienza dell’inconscio si presenta solo a condizione di un certo stile: non tutte le forme letterarie possono essere espressione dell’inconscio, perché l’inconscio per trovare la sua voce e arrivare ad esistere ha bisogno di uno stile capace di mettere in crisi la dimensione identificatoria e di aprire una dialettica simbolica all’interno della nostra identità e un confronto con il mistero che caratterizza il nostro essere nel mondo.

 

Estetica del flusso

Per approfondire il rapporto tra letteratura e inconscio possiamo leggere, con piacere e gusto per la scoperta, il libro La letteratura circostante. Narrativa e poesia nell’Italia contemporanea di Gianluigi Simonetti (2018), che ci propone “una specie di storia delle figure retoriche degli ultimi trent'anni”.

Simonetti, che insegna letteratura italiana contemporanea all’Università dell’Aquila, privilegia lo studio delle forme dell’espressione e cerca di cogliere ciò che “solo la letteratura, attraverso i suoi specifici e irriducibili mezzi espressivi, sa e può dire”.

È la forma che permette di cogliere il “significato latente dei testi” che in alcuni casi può andare in una direzione diversa o opposta rispetto a quello che viene esplicitamente dichiarato. Simonetti propone “un’ermeneutica dell’inconscio letterario” e cerca di interpretare i “segnali di istanze profonde contrapposte”.

In questa prospettiva un’opera letteraria può essere interpretata anche come un indicatore sociologico, il lavoro di Simonetti si muove infatti come “una ricerca di collegamenti tra scelte formali e inconscio politico”.

Da questa “lettura sintomatica della narrativa contemporanea” emerge un orientamento formale che segue una sorta di “estetica del flusso”, un’estetica il cui obiettivo principale non è “conoscere (e spiazzare), ma intrattenere (e distrarre)”.

L’estetica del flusso non cerca la “coerenza formale”, né aspira alla totalità, né indugia in tendenze metafisiche o in “rovelli introspettivi”.

Si tratta di un’estetica in cui le storie si alternano e si susseguono in modo incessante, ma senza trovare una forma duratura che sia dotata di senso e che abbia una specificità linguistica. È per tale ragione che l’estetica del flusso mostra una “stanchezza della forma”: il ritmo e la sintassi vengono disarticolati da una velocità che sembra essere sempre più vertiginosa quanto necessaria.

Nei testi letterari contemporanei prevale la necessità di essere facilmente fruibili e, soprattutto, di essere sempre capaci di suscitare un’empatia identificatoria che vede coinvolto il lettore non soltanto nei confronti dei personaggi delle storie narrate, ma addirittura anche nei confronti dell’autore.

Nell’epoca contemporanea la figura dell’autore non è più separata né tantomeno circondata da un’aura di irrangiungibilità, gli autori della letteratura circostante si propongono come essi stessi come personaggi in cui è possibile identificarsi. Il coinvolgimento del lettore viene così sollecitato attraverso la seduzione della somiglianza e lo spazio che una volta separava autore e lettore si riduce sempre di più in favore di una prossimità che consente al lettore di specchiarsi nel tragitto offerto dalla testimonianza dell’autore.

Si tratta di una degradazione della testimonianza simbolica dell’opera letteraria: oggi invece di procurare un trauma che interrompe la tranquillità sonnolenta delle identificazioni del lettore, l’opera cerca di configurarsi come un ponte attraverso cui immedesimarsi nella vita di un altro al fine di trovare finalmente conferma al valore di sé. Sono tutti temi narcisistici perché il riconoscimento e l’empatia in gioco non assumono la differenza come valore principale, ciò che conta è il rapporto affiliativo basato sulla similitudine. In questo contesto sembra essere tramontata la possibilità di incontrarsi sulla base della differenza. Le uniche affinità elettive che contano sembrano essere quelle che consentono la sovrapponibilità dell’altro al sé.

 

L'avvenire dello stile

La tendenza stilistica che prevale nella letteratura contemporanea è caratterizzata anche dall’ibridazione con altri registri extra letterari in cui prevale la “semiosi audiovisuale”. Di fronte alla crisi di una letteratura che “fa sempre più fatica a bastare a sé stessa”, la tendenza della letteratura contemporanea è quella di favorire la contiguità e il mescolamento con altri ambiti del discorso sociale, perché ciò che conta di un’opera è la capacità di creare legami “in orizzontale”, anche a costo di sacrificare “quel lavoro in verticale che a lungo è stato prerogativa della letteratura”.

La questione critica che pone Simonetti ovviamente non riguarda l’apertura del campo letterario, ma il fatto che attraverso questa apertura vengono persi i vincoli formali che permettono quel gioco significante in grado di attivare un rapporto con sé stessi che sia trasformativo.

In modo forse inappropriato, perlomeno dal punto di vista del metodo che segue Simonetti che non si avvale di categorie extraletterarie, potremmo dire che l’estetica del flusso è un’estetica borderline perché ciò che la caratterizza è la logica dello sciame, cioè un brulichio incessante di significanti che producono un’attivazione emotiva senza però lasciare una traccia simbolica in grado di orientare la conoscenza di sé. In termini psicodinamici potremmo dire che l’estetica del flusso sollecita un coinvolgimento emotivo e un tipo di identificazione narcisistica che non favoriscono la mentalizzazione delle proprie motivazioni inconsce o dei propri dilemmi esistenziali. Per tal motivo Simonetti individua nell’estetica del flusso una fonte di rassicurazione più che una lacerazione necessaria alla conoscenza di sé stessi.

La letteratura dovrebbe offrire un’esperienza di lettura che apre la possibilità di andare oltre sé stessi.

È questa la funzione trascendente della letteratura che Simonetti ritrova nella “letteratura di una volta”. Ma non c’è da disperarsi perché la sfida della grande letteratura continua a esistere in opere che, pur non presentandosi come immediatamente letterarie, raccolgono in eredità la funzione trasformativa che viene sostenuta dall’esperienza dell’inconscio. Per cogliere e intercettare queste nuove opportunità occorrerà però superare le vecchie etichette e avere il coraggio e la competenza per andare oltre i confini che avevano delimitato i luoghi e i modi della letteratura del Novecento.

 

Per qualche spunto in più si veda questo video su psicoanalisi, scrittura e autobiografia:

 

Autobiografia, scrittura e psicoanalisi

 

Per approfondire questi temi, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:

Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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