Il taglio della testimonianza
La testimonianza del desiderio ci permette di capire dall’interno lo stile di Recalcati perché sovverte anche il discorso dell’intellettuale.
Il lavoro intellettuale permette di decifrare quello che succede, ma fino a questo livello si tratta di un’attività che interpreta e mette in discussione i “significanti padroni” che sono a lavoro nel luogo dell’Altro.
L’attività intellettuale come decifrazione interroga i significanti fondamentali dell’Altro per produrre un nuovo sapere o nuovi spazi che permettano di allentare o trasformare la presa desoggettivante del discorso del capitalista.
Ma il gesto intellettuale di Recalcati non si limita a un discorso analizzante perché con la sua testimonianza compie un mezzo giro dove mette la causa del desiderio nella posizione di agente del discorso. È questo il taglio psicoanalitico del lavoro intellettuale di Recalcati, un taglio che ha un effetto traumatizzante sulla stessa figura dell’intellettuale e dello psicoanalista.
Indice
Testimonianza senza identificazione
Se l’intellettuale di solito svolge una funzione critica verso il potere e assume una posizione simile a quella del bambino che dice “il re è nudo”, Recalcati rivolge lo stesso atteggiamento verso la figura dello psicoanalista.
La testimonianza del desiderio di Recalcati mostra un atto che separa l’enunciazione da ogni identificazione possibile.
È per tal ragione che un vero intellettuale dice che “il re è nudo” prima di tutto a se stesso. Non c’è possibilità di coincidere con l’immagine pubblica che si può avere o con il ruolo che si esercita.
Possiamo andare fino in fondo e capire che nella testimonianza del desiderio non si tratta di incarnare un modello ma di giungere alla destituzione soggettiva.
Testimonianza e vuoto centrale
Un libro decisivo secondo me nell’opera di Recalcati per comprendere questo aspetto è La notte del Getsemani perché quando Gesù nella notte del Getsemani si confronta con il silenzio di Dio, si confronta con una condizione di inermità e abbandono assoluto dove cadono tutte le identificazioni.
Nella trasmissione che avviene di generazione in generazione non è in gioco l’identificazione. In quel caso si tratterebbe di una testimonianza simbolica.
La testimonianza, se funziona, è una testimonianza singolare: cioè ha a che fare con il Reale.
La testimonianza del desiderio ci fa passare dalla verbalizzazione al Reale. Dopo la testimonianza ci si ritrova da soli con quel silenzio della notte del Getsemani e quella stessa inermità di fondo.
A questo proposito possiamo riprendere la figura di Telemaco: l’eredità ruota attorno a un “vuoto centrale”. Qual è il vuoto centrale? Di cosa è orfano Telemaco? Recalcati lo spiega benissimo: in fondo Telemaco è orfano dell’Ideale dell’Io, ciò che ritorna dal mare, il padre che ritorna dal mare, non è il padre che porta le sue insegne identificatorie.
La testimonianza del desiderio non fa perno nella trasmissione di un modello ma anzi, un testimone se ci tocca, quando ci tocca, ci tocca nel momento in cui noi ci distacchiamo dalla nostra identificazione perché ci fa entrare in contatto con quell’inermità di fondo dove nessuna coperta del simbolico ci può venire in ausilio. Ci spinge lì, ci spinge in qualche modo a farcene carico, a viaggiare.
Ecco il taglio Reale della testimonianza del desiderio. È questo il taglio recalcatiano al ruolo dell’intellettuale che quando si esprime in pubblico non vuole limitarsi soltanto a fornire chiavi di lettura, ma vuole essere innanzitutto occasione di risveglio per il desiderio soggettivo.
Mario Giorgetti Fumel, nella introduzione al libro Un cammino nella psicoanalisi, ci fa notare che Recalcati ci tocca. Non dobbiamo però immaginare che ci tocchi attraverso un modello, indicando un obiettivo o un orizzonte verso cui incamminarci. I veri viaggiatori sono coloro che partono per partire, diceva Charles Baudelaire: nella testimonianza è in gioco qualcosa che passa a livello del Reale.
Il vuoto centrale è quella condizione dove veniamo espropriati della possibilità di essere agganciati alla coperta del senso e alla nostra stessa identificazione. Ecco perché non dobbiamo fraintendere la testimonianza pubblica di Recalcati come un dare un modello a qualcuno.
La testimonianza pubblica di Recalcati segue il discorso dell’analista: ciò che vuole produrre il discorso della testimonianza di Recalcati è quell’S₁, quel significante traumatico a cui si tratta di assoggettarsi.
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Sull'opera di Recalcati, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
- Introduzione a Massimo Recalcati. Inconscio, eredità, testimonianza (2018)
- Massimo Recalcati. Un ritratto intellettuale (2021)