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La proiezione consente al paranoico di collocare all’esterno quella parte pulsionale, moralmente inammissibile, che lo riguarda.

Il delirio di riferimento sensitivo: vergogna e paranoia

Il delirio di riferimento sensitivo è il titolo di un saggio pubblicato nel 1918 dallo psicopatologo tedesco Ernst Kretschmer.

Kretschmer fa parte della seconda generazione degli psicopatologi di orientamento fenomenologico che hanno saputo sviluppare in maniera originale il contributo dei fondatori della fenomenologia clinica (Jaspers, Binswanger, Minkowski, von Gebsattel e Straus).

Indice

Il delirio di riferimento sensitivo

L’interesse clinico per questo saggio di Kretschmer scaturisce dalla capacità dell’autore di descrivere in maniera vivida e dettagliata i vissuti che caratterizzano i pazienti psicotici, mettendo in luce in particolar modo il nesso tra la paranoia e l’esperienza della vergogna. Secondo Kretschmer infatti è possibile cogliere attraverso l’ascolto clinico dei pazienti psicotici il percorso psicopatologico che li ha portati verso il delirio.

Da questo punto di vista Kretschmer si pone in una posizione antitetica a quella pronunciata da Jaspers e dalla Scuola di Heidelberg che invece di pensare a una comprensibilità del delirio primario ne postulava il carattere di incomprensibilità.

Al contrario Kretschmer si muove cercando le linee di sviluppo delle manifestazioni psicopatologiche che riguardano i deliri di riferimento sensitivi, che sono una particolare forma di delirio che si caratterizza per essere sistematizzato, non bizzarro e non allucinatorio (il delirio di riferimento sensitivo ha quelle caratteristiche che connotano soprattutto le forme deliranti di tipo paranoico).

Nel delirio di riferimento sensitivo il soggetto vive all’interno di una “relazione concentrica”, cioè percepisce un’atmosfera minacciosa da cui si sente avvolto e per superare questa condizione inizia a concentrare la sua attenzione su un “evento-chiave” che si configura come un elemento di innesco del delirio.

Anche in ambito psicoanalitico lacaniano troviamo la descrizione di una situazione analoga in cui il soggetto si sente ostaggio di un Altro che viene percepito come minaccioso (dal punto di vista lacaniano l’Altro con la A maiuscola non è soltanto un’altra persona, ma anche l’ambiente e la situazione in cui il soggetto si trova). In questa condizione di assoggettamento lo psicotico coglie un segno nel campo dell’Altro, un evento-chiave che assume la forma di quel “fenomeno elementare” che innesca la produzione delirante del soggetto.

 

Vergogna e paranoia

Ritornando al contributo fenomenologico di Kretschmer possiamo osservare che il soggetto psicotico giunge al delirio non a caso, ma partendo da una “personalità sensitiva”. La personalità sensitiva si configura come una struttura soggettiva di base che predispone a provare contemporaneamente sentimenti che riguardano ambizione, orgoglio, senso di superiorità e sentimenti che riguardano inadeguatezza, fallimento, umiliazione e vergogna.

La personalità sensitiva costituisce quindi una forma di vulnerabilità psicopatologica che nel rapporto tra il soggetto e il mondo può dare luogo allo sviluppo del delirio e ad agiti violenti.

E il pensiero clinico di Kretschmer risulta ancora attuale perché ci mostra quanto sia nel delirio di persecuzione sia nell’agito violento di alcuni pazienti paranoici ci sia alla base l’esperienza della vergogna. Si tratta della vergogna che scaturisce dalla derisione che il soggetto percepisce da parte degli altri, una derisione che può prendere di mira il senso di inadeguatezza o le presunte condotte immorali o pulsionalmente disregolate del soggetto.

A questo proposito in ambito lacaniano si parlerebbe dell’oscuro Kakon, cioè quella parte pulsionale che lo psicotico non può soggettivare e che allora proietta nel campo dell’Altro. In questo snodo possiamo rintracciare il passaggio che attraverso il meccanismo della proiezione consente al soggetto paranoico di collocare all’esterno quella parte pulsionale, moralmente inammissibile, che lo riguarda. Ma nonostante questa espulsione proiettiva, il soggetto – a causa della sua personalità sensitiva – rimane comunque ostaggio dell’Altro, un Altro che, oltre a provocare vergogna, viene percepito come ingiusto e maligno. Da qui può innescarsi lo scatenamento del delirio di riferimento o dell’agito violento.

Nello scatenamento della psicosi paranoica il soggetto passa dalla vergogna alla rabbia, dal sentirsi inadeguato e ostaggio dell’Altro al delirio e/o all’agito.

Sono i momenti in cui avviene il passaggio dalla cosiddetta “personalità premorbosa” allo sviluppo delirante e in alcuni casi anche al passaggio all’atto. È il transito che mostra il continuum psicopatologico tra normalità e patologia, un transito che a un’osservazione esterna e superficiale può sembrare assurdo e immotivato e che invece, attraverso la lente clinica che continua a offrirci il contributo di Kretschmer, possiamo cogliere nella sua specificità umana e psicopatologica.

 

Per qualche spunto in più guarda questo video sul delirio come sasso in bocca del significante.

 

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Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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