Alienazione e perdita d'essere nell'insegnamento di Lacan
I concetti di alienazione e separazione sono il risultato del ricorso di Lacan alla logica degli insiemi – rispettivamente alle operazioni di «unione» e «intersezione» – al fine di articolare il soggetto, l’Altro e l’oggetto a.
La questione con cui era alle prese Lacan riguardava il legame tra l’inconscio strutturato come un linguaggio e la sessualità o, per dirla in altri termini, la connessione tra due registri dell’esperienza tra loro eterogenei: quello del significante e quello del godimento.
Se nel Seminario X con la promozione dell’«oggetto a» veniva inaugurata l’eclissi dell’impero del significante, nel Seminario XI iniziamo ad osservare la messa in forma di due operazioni, mutualmente articolate, che cercano di render conto della complessità del soggetto dell’inconscio. Queste due operazioni sono due momenti logici e Lacan li indica con i termini di «alienazione» e «separazione».Indice
Soggetto e significante
Nel testo Posizione dell’inconscio – scritto nello stesso periodo in cui ha tenuto il Seminario XI – Lacan descrive alienazione e separazione come «le due fondamentali operazioni in cui conviene formulare la causazione del soggetto. Operazioni in ordine a un rapporto circolare, ma non reciproco» [J. Lacan (1964), Posizione dell’inconscio, in Scritti, vol. II, p. 843].
La prima formalizzazione del soggetto nell’esperienza analitica trova il suo compimento nel campo della parola e la posizione dell’analista corrisponde a quella dell’Altro che rende possibile per il soggetto l’incontro con la parola vera.
La successiva valorizzazione della funzione del significante preclude però al soggetto la possibilità di realizzarsi pienamente nella parola poiché lì, nel campo della parola, vi si può reperire solo in quanto rappresentato da un significante per un altro significante.
«Se il soggetto è quello che io vi insegno, cioè il soggetto determinato dal linguaggio e dalla parola, questo significa che il soggetto, in initio, comincia nel luogo dell’Altro in quanto lì sorge il primo significante. Ora, che cos’è un significante? Ve lo ripeto da abbastanza tempo per non doverlo articolare di nuovo qui – un significante è ciò che rappresenta un soggetto. Per chi? Non per un altro soggetto, ma per un altro significante» [J. Lacan (1964), Il seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, p. 193].
Per qualche spunto in più guarda questo video sull'inconscio tra parola piena e parola vuota.
La pulsione è un concetto freudiano che Lacan riprende per render conto della soddisfazione paradossale del sintomo, cioè del nesso tra la soddisfazione e la ripetizione dell'insoddisfazione.
Se la legge veicolata dal Nome-del-Padre inserisce la problematica della relazione del soggetto con l’Altro nel campo della significazione, e il fallo sembra ricoprire gli effetti del significante sul significato, con il Seminario L’angoscia l’oggetto a si fa testimone di una dimensione pulsionale che è refrattaria al significante fallico.
L’oggetto a però, pur non essendo significante, fa parte del funzionamento della struttura del linguaggio: «a, oggetto del desiderio, al punto di partenza in cui il nostro modello lo situa, è, dacché vi funziona…, l’oggetto del desiderio. Il che vuol dire che oggetto parziale non è soltanto parte, o pezzo staccato, del dispositivo qui immaginante il corpo, ma elemento della struttura fin dall’origine, che se così si può dire fa parte della distribuzione delle carte nella partita che si gioca» [J. Lacan (1960), Nota sulla relazione di Daniel Lagache: “Psicoanalisi e struttura della personalità”, in Scritti, vol. II, p. 678].
Alienazione, senso e non-senso
Nell’alienazione il soggetto entra nella dimensione del senso, ma ciò produce un non-senso che non si lascia riconquistare dalla rincorsa dei significanti.
«Se scegliamo l’essere, il soggetto scompare, ci sfugge, cade nel non-senso. Se scegliamo il senso, il senso non sussiste che amputato di quella parte di non-senso che, propriamente parlando, è ciò che costituisce, nella realizzazione del soggetto, l’inconscio» [J. Lacan (1964), Il seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, p. 207].
È proprio questo margine di non-senso che si configura come quel qualcosa che sollecita il discorso procurando l’oscillazione metonimica tra un significante e l’altro.
Per qualche spunto in più guarda questo video su metafora e metonimia.
Con l’alienazione il soggetto inizia a rappresentarsi attraverso la catena significante, ma perde una parte del suo essere, quella parte del suo essere che resiste alla funzione di rappresentazione del registro simbolico.
L’alienazione inserisce quindi il soggetto nella trama dei significanti e allo stesso tempo produce un resto Reale che non può essere simbolizzato. Questo resto si presenta nell’esperienza del soggetto come un qualcosa che manca nel simbolico.
Ciò che sfugge al simbolico è l’oggetto a. L’oggetto a però è anche la traccia che commemora il morso del simbolico (l’alienazione) sulla carne del soggetto.
L’oggetto a è il condensatore del godimento che resiste alla rappresentazione sessuale del soggetto nel campo dell’Altro.
Non tutto dell’esperienza è suscettibile di una rappresentazione significante, ma la logica formale può dare un posto a ciò che la linguistica non può assimilare. Nel Seminario XI si consuma il passaggio lacaniano dalla linguistica alla logica.
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Per qualche spunto in più guarda questo video sul Seminario XI di Lacan.