Fantasma perverso e flashback traumatici
La clinica borderline ci mostra alcuni casi in cui il flashback traumatico può presentarsi non come la riproposizione del trauma, ma come l’ultimo velo sul “Reale” del trauma. E il termine Reale va qui concepito come quell’esperienza che buca tutte le nostre possibilità di rappresentazione. Il Reale è ciò che fa saltare il nostro quadro della realtà.
In quest’ottica, se leggiamo il Seminario IV di Lacan, ci accorgiamo che il flashback traumatico funziona secondo la logica della metonimia, una logica che riguarda anche la genesi dell’oggetto feticcio nel fantasma perverso.
L’oggetto feticcio si costituisce infatti come l’ultimo velo sul Reale della mancanza, è l’ultima rappresentazione prima che compaia quel Reale che non fa funzione di rappresentazione.
La metonimia, a differenza della metafora, non aggiunge un “più di senso”. Ecco perché possiamo dire che i sintomi che riguardano la dimensione traumatica o la dimensione perversa non hanno valore metaforico, ma mostrano semmai la fuga continua del senso e il fatto che c’è un rimando a un aldilà che sta fuori dal campo semantico istituito dal quadro della realtà.
Tuttavia, va notata una differenza tra l’oggetto feticcio e il flashback traumatico: sebbene in entrambi i casi possiamo riscontrare una difesa da Reale, nella clinica borderline questa difesa non dà luogo alla struttura perversa ma si trasforma in un funzionamento dissociativo, in uno sciame di significanti – una metonimia perpetua – che non si condensa mai in una metafora e che chiude le possibilità metaforiche insite nella capacità di mentalizzazione.