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Nel nastro di Moebius tra le parole e la posizione soggettiva da cui quelle parole prendono forma esiste una continuità, ma anche una discontinuità.

Il borderline: una superficie orientabile ma non orientata

Se vogliamo considerare gli oggetti topologici per illustrare la logica significante che presiede alla genesi del discorso dell’inconscio, allora possiamo pensare al nastro di Moebius.

Nel nastro di Moebius il diritto e il rovescio sono tra di loro collegati ma non esattamente coincidenti. Se le parole si muovono sul nastro di Moebius esiste un rapporto tra ciò che viene detto e il dire, tra enunciato ed enunciazione, ma non si realizza una sovrapponibilità completa.

Nel nastro di Moebius tra le parole e la posizione soggettiva da cui quelle parole prendono forma esiste una continuità, ma anche una discontinuità.

E in questa discontinuità, in questo intervallo, il paziente può trovare la possibilità per fare attenzione alla successione delle proprie parole (S1 – S2), considerando finalmente la trama delle parole come la sorgente enigmatica della propria posizione soggettiva.

Possiamo considerare le oscillazioni emotive del borderline come l’esito di una mancata stabilizzazione della dimensione del discorso che si muove sul nastro di Moebius.

Nelle narrazioni del borderline osserviamo infatti una grande intercambiabilità di temi e posizioni soggettive che, dal punto di vista topologico, sembrano mostrarci una superficie orientabile ma non orientata, come se si passasse dal diritto al rovescio in maniera intercambiabile e senza considerare la differenza.

Nelle parole del borderline non troviamo la differenziazione tra una narrazione e un’altra narrazione, ogni narrazione sembra essere il riflesso speculare di un’altra e non emerge mai nella sua differenza, come se tra il proprio volto e l’immagine allo specchio non ci fosse differenza, e invece ce n’è molta se non altro perché la parte destra del volto allo specchio si presenta come quella sinistra.

Il paziente borderline sembra naufragare nelle sue stesse narrazioni.

Le parole del borderline non sono il messaggio cifrato di un mistero che riguarda la sua unicità, sono parole che girano a vuoto mostrando la verità come qualcosa di ineffabile e non come un enigma da interpretare.

Questa intercambiabilità tra le narrazioni non esprime una grande flessibilità, anzi è solo una estrema fluidità che non permette articolazione. La fluidità del borderline è estremamente correlata alla scissione perché nel passaggio dal diritto al rovescio il diritto non viene più considerato e piuttosto sembra sparire, come se non fosse mai esistito.

L’intercambiabilità delle narrazioni borderline è l’effetto di una scissione tra un significante e l’altro: il passaggio da un significante all’altro, da una narrazione all’altra non genera un’articolazione.

Le parole del borderline si muovono su una superficie estremamente orientabile, ma non ancora orientata dalla funzione articolatoria della catena significante. Nella continua intercambiabilità delle narrazioni il borderline si trova ancora di più vincolato e abbandonato a quella condizione traumatica che annichilisce ogni possibilità di enunciazione soggettiva.

 

Per qualche spunto in più guarda questo video sullo sciame borderline.

 

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Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a Lo sciame borderline. Trauma, disforia e dissociazione, pref. di M. Recalcati, Raffaello Cortina editore, Milano 2024.
 
 
Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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