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Il discorso dell’analista risulta centrale per la rettifica del discorso del capitalista.

Discorso del capitalista, perversione e posizione dell'analista

Nel discorso del capitalista vediamo che l’oggetto piccolo a, così come avviene nel discorso dell'analista, entra in rapporto diretto con il soggetto diviso, però in un posizionamento e svolgendo una funzione ben diversa.

Se nel discorso dell’analista l’oggetto piccolo a mette al lavoro il soggetto diviso, nel discorso del capitalista l’oggetto piccolo a va a compattare l’identificazione del soggetto diviso e quindi, invece di essere causa di divisione, permette il superamento della divisione del soggetto.

Discorso dell'analista

La formula del discorso dell’analista ci permette di comprendere cosa dobbiamo collocare in posizione di agente affinché un paziente perverso possa rettificare il suo discorso.

Il discorso dell’analista risulta centrale tanto per il transito dello sciame borderline verso il discorso dell'inconscio quanto per la rettifica del discorso del capitalista nel discorso dell’inconscio, perché in entrambi i casi per il terapeuta si tratta di porsi di fronte al paziente con un desiderio senza domanda.

Solo incontrando un terapeuta che si nuove nella relazione con un desiderio senza domanda, il paziente perverso può sentirsi spiazzato nell’attuazione della sua tendenza manipolatoria e angosciante verso l’Altro.

Se il terapeuta riesce a rivolgersi al paziente perverso (o psicopatico) senza domandargli nulla, se non il fatto di far sorgere dalla sua esperienza di mancanza un modo per interrogarsi in quanto soggetto, allora il paziente può abbassare la guardia e pensare che forse per la prima volta si trova di fronte a un Altro da cui non deve difendersi e che quindi non è necessario a piegare alla sua volontà. Questo non vuol dire che il terapeuta sia presente di fronte al paziente in modo inerte o passivo, anzi ciò che risulta centrale è la vitalità del terapeuta come testimonianza di un Reale inaggirabile, ma allo stesso tempo non eccessivamente perturbante o traumatizzante.

Oggetto a e singolarità

C’è inoltre un altro aspetto che il porre l’oggetto nella posizione di agente ci permette di comprendere come un elemento centrale nella clinica del vuoto: si tratta di far presente l’oggetto a come supporto della singolarità del desiderio invece che come oggetto di un godimento anonimo e uniformizzante.

Questo è un aspetto che vale tanto per la clinica borderline quanto per la clinica della perversione, perché in entrambi i casi l’oggetto a viene scambiato o, meglio, sostituito con un riempitivo pulsionale, cioè con un oggetto che consente una pratica di godimento che consente al soggetto di liberarsi dalla dimensione dell’angoscia e di raggiungere un godimento senza resti.

Da questo punto di vista risulta paradigmatico il funzionamento del soggetto tossicodipendente che grazie all’utilizzo degli stupefacenti ha la sensazione di padroneggiare la verità traumatica che potrebbe sconvolgerlo e, allo stesso tempo, maneggia con grande destrezza il sapere e le pratiche che gli permettono di trasformare l’oggetto della pulsione in un modo per evitare la propria divisione soggettiva.

Nell’esperienza del tossicomane la droga è un oggetto che riempie la mancanza, è un oggetto che permette di trattare la mancanza come un vuoto da riempire.

La droga è quell’oggetto pulsionale che permette di evitare l’incontro con un Altro traumatico rinchiudendosi nel circuito di un godimento senza sosta, un godimento che il soggetto non è disposto a mettere in discussione, perlomeno fino a quando non andrà in pezzi quel corpo a cui il discorso del capitalista aveva imposto il suo giro infernale.

 

Per qualche spunto in più guarda questo video sullo sciame borderline.

 

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Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a Lo sciame borderline. Trauma, disforia e dissociazione, pref. di M. Recalcati, Raffaello Cortina editore, Milano 2024.
 
Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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