Il caso clinico come un'opera d'arte
L’interesse per il rapporto tra creatività e inconscio mi accompagna sin dal tempo romano della mia formazione. In quel periodo mettevo a punto la mia tesi di dottorato e nell’intento di costruire una griglia di osservazione della cura psicoanalitica lacaniana trovavo un orientamento ben definito in un testo sull’estetica psicoanalitica: Il miracolo della forma di Massimo Recalcati.
In quel libro rintracciavo non solo un percorso teorico su inconscio e creatività artistica ma anche una descrizione della logica della cura lacaniana.
Indice
Lo "strappo" della creazione
Quando osserviamo o studiamo un percorso psicoanalitico possiamo cogliere degli aspetti che consentono di paragonare una cura a un insieme generale che definisce gli elementi irrinunciabili e caratterizzanti di ciascuna cura.
Allo stesso tempo però dobbiamo essere in grado di evidenziare ciò che emerge come elemento singolare di quella cura, rendendola diversa da tutte le altre, non come un caso particolare di un insieme generale, ma come un caso singolare, cioè assoluto, absoluto in quanto sciolto da ogni legame.
Questo qualcosa che si può solo mostrare riguarda i dettagli e i resti di un caso clinico, tutti quegli elementi che di un caso si configurano come un resto che non fa parte dei significanti del grande Altro.
Trattare un caso clinico come un’opera d’arte significa allora studiare e scrivere l’esperienza clinica cercando di tenere vivo il riferimento alla singolarità di cui ci danno testimonianza le opere d’arte.