Effetto di Reale e scrittura clinica
Man mano che sono andato avanti nella mia pratica clinica e nell’approfondimento dei temi legati alla ricerca in psicoterapia, mi sono accorto che la specificità della ricerca psicoanalitica consiste nell’organizzare il testo cercando di compiere un atto verso il lettore o verso l’ascoltatore.
La disposizione degli argomenti fornisce una trama logica e narrativa al nostro testo, dobbiamo però preoccuparci di costruire il testo in modo che possa avvenire l’incontro con la contingenza del Reale.
Attraverso la scrittura del caso clinico bisogna produrre quell’effetto di Reale dove “il significato è espulso dal segno” [R. Barthes (1968), “L’effetto di reale”, in Il brusio della lingua. Saggi critici IV, trad. it. di B. Bellotto, Einaudi, Torino 1988, p. 158]. Questo non è un elemento accessorio, non è neanche un artificio dello storytelling, ma è semmai l’effetto generato da una testimonianza clinica che rende credibili le argomentazioni proposte.
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La voce dell'autore
C’è un effetto di Reale interno alla cura che riguarda il processo psicoterapeutico, però deve esserci anche un effetto di Reale che provochiamo nel lettore mentre raccontiamo la nostra esperienza clinica e di ricerca. Questo effetto di Reale è una conseguenza del terzo taglio della scrittura clinica e riguarda il nostro rapporto con il lettore o con gli ascoltatori e introduce quell’elemento di verità che rende credibile la validità delle nostre argomentazioni. È il momento in cui la voce dell’autore emerge tra le maglie della scrittura.
La scrittura del caso clinico è prodotta da un taglio tra mondo e scena dove istituiamo il nostro punto di vista sul caso. Fino a questo punto sembra che gli atti da compiere nella costruzione del caso clinico mettando in gioco la creatività dell'analista su due livelli:
- il primo pertiene la conduzione della cura dove ci collochiamo nella posizione dell’analista e seguiamo la logica abduttiva
- il secondo atto consiste nel taglio singolare che diamo alla nostra esposizione e discussione del caso clinico.
Ci sono quindi due tipi di Reale: quello della clinica e quello che possiamo generare con la nostra scrittura nel momento in cui ci rivolgiamo al nostro interlocutore.
Esiste un Reale che si manifesta come “semanticità non articolata” (Greimas) e che pone maggiori difficoltà sul piano dell’interpretazione.
La semanticità inarticolata del Simbolico produce un effetto di Reale e mostra il campo semiotico proprio di ogni analisi.
Durante il proprio apprendistato gli allievi-psicoterapeuti dovranno scoprire le cose da soli, ma non senza l’Altro.
Non si può parlare o scrivere dello spazio vuoto che abita il senso senza mettere in gioco il proprio desiderio e il proprio stile.
L’esperienza della scrittura, per lo scrittore di casi clinici, deve essere un’esperienza dell’inconscio, altrimenti è solamente un’esperienza giustificativa e non psicoanalitica.
Per qualche spunto in più guarda questo video su i tre tempi della scrittura del caso clinico in psicoanalisi:
Nella scrittura del caso clinico ci sarà qualcosa che non si potrà né dire né dimostrare sebbene siano stati seguiti alla perfezione i criteri generali della ricerca e dell’argomentazione scientifica. Questo qualcosa di non dimostrabile potrà essere soltanto mostrato con la propria voce e costituirà ciò che rende effettivamente trasmissibile una ricerca psicoanalitica.
Inoltre, bisogna considerare che il nostro lettore si convincerà della nostra tesi non solo a partire da un’analisi della metodologia della ricerca e della logica argomentativa perché utilizzerà anche il parametro del coinvolgimento, valuterà anche se riuscirà a rivivere quello che gli stiamo raccontando.È come se con l’effetto di Reale della scrittura dovessimo dar prova dell’effetto di Reale di una cura. Entra in gioco non solo l’affidabilità delle argomentazioni, ma anche l’affidabilità e l’etica di chi parla.
Quando costruiamo il caso clinico dobbiamo far fare un mezzo giro discorsivo alla nostra scrittura, mettendo in posizione dominante quell’oggetto a che nel discorso dell’analizzante era sotto la barra.