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In ambito lacaniano il paziente in analisi non è un analizzando ma un analizzante.

Accedere all’inconscio

L’attivazione del lavoro analizzante che avviene in una cura non è un processo psicodinamico che può essere medicalizzato o confinato dentro le prassi e procedure dei vari approcci terapeutici.

Vale semmai il contrario e così possiamo concettualizzare la cura psicoanalitica come una delle forme contemporanee della vocazione umana a prendersi cura della complessità della vita.

 

Indice

Diventare analisti

Per diventare analisti occorrono dei buoni incontri, dedizione e passione. Incontrare dei buoni maestri è fondamentale, maestri in grado di trasmettere un metodo e stimolare la creatività. La dedizione nello studio dei classici della psicoanalisi (e della psicopatologia fenomenologica) permette di collocare la genesi dei concetti come risposta alle questioni della clinica ma anche come umanissima esigenza di costruire appartenenze gruppali.

La passione per l’inconscio è l’elemento decisivo che va coltivato innanzitutto attraverso la propria analisi. È da lì che poi nasce la possibilità di maturare un proprio stile singolare.

Un ottimo analista non è soltanto un professionista della salute mentale che ha acquisito in maniera egregia un metodo di cura molto sofisticato.

I colleghi che considero degli ottimi analisti mostrano tutti un taglio singolare nel loro approccio clinico, sono clinici che sanno discostarsi dal manuale (implicito o esplicito) che viene tramandato dalla propria scuola, è questo infatti il fattore principale – come dimostrano anche le ricerche empiriche – che permette a una cura di esplorare nuove possibilità.

Nonostante queste considerazioni faccio fatica a pensare che si diventi degli ottimi analisti, forse sarebbe meglio dire che ci possono essere degli ottimi incontri tra analisti e pazienti. Ciò che è veramente ottimo in una cura – o sufficientemente buono – è il momento in cui l’inconscio da fattore di ripetizione diventa invece occasione per l’invenzione.

Per qualche spunto in più guarda anche questo video sul transfert come romanzo e come lettera:

 

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Cooperazione interpretativa

In ambito lacaniano il paziente in analisi non è un analizzando ma un analizzante. Analizzante perché è attivamente coinvolto nel lavoro interpretativo che viene compiuto sulle manifestazioni dell’inconscio, e il sogno è in prima linea in questo lavoro insieme a sintomi, lapsus, dimenticanze e altri inciampi vari.

Se consideriamo l’interpretazione analitica come un lavoro di decifrazione dei segni dell’inconscio, allora possiamo concepirla come un lavoro di cooperazione tra analista e analizzante.

Lavorano entrambi nella lettura del testo dell’inconscio, ma da una posizione diversa che definisce quindi anche un tipo di conferma diversa che entrambi possono ottenere sulla loro cooperazione.

Adesso non approfondirei tutte le dinamiche possibili che possiamo riscontrare in questo intreccio cooperativo tra posizioni diverse dove c’è una disparità assoluta. Il discorso diventerebbe molto ampio perché ci sono conferme che sono esplicite, altre che invece sono mascherate da false opposizioni, alcune conferme arrivano subito e altre addirittura dopo qualche anno, altre ancora vengono dette con il silenzio mentre altre con le parole.

Inoltre si tratta di conferme che non indicano solo l’esattezza delle decifrazioni, la vera conferma di un’interpretazione viene dall’apertura delle possibilità della cura e non solo dalla concordanza delle letture di analista e analizzante. Le interpretazioni sono buone non solo per le trame di senso che costruiscono ma anche per i traumi (generativi) con cui spiazzano l’analizzante al di là dell’orizzonte del senso.

 

inconscio 

La fine dell'analisi

La fine analisi arriva, è un evento che spiazza l’analizzante, è una trasformazione dell’inconscio: la ripetizione lascia spazio per un’invenzione, per una pagina inedita che non era stata scritta nella trama precedente.

La fine analisi funziona come un taglio, come un trauma che rompe la trama esistente.

Qualcosa di nuovo affiora in modo non programmato, è un Witz dell’inconscio che nella fase finale della cura verrà elaborato e accolto come uno spiazzamento perenne, come un intervallo della vita che siamo chiamati a vivere prima di rivestirlo con simboli e rappresentazioni.

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controtransfert
 
Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
 

 

Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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