Le storie sono tessere del Reale
Nel suo nuovo libro La Via della Narrazione Alessandro Baricco ci invita a pensare al rapporto tra storia e trama senza scivolare nella classica distinzione tra fabula e intreccio.
La storia di cui parla Baricco non ha a che fare con la fabula ma con ciò che è costituisce la sorgente da cui ogni fabula può eventualmente svilupparsi. La storia viene presentata come una “tessera del reale” che esce dal “rumore bianco del mondo”.
La storia è quindi una tessera del reale che, dotata di una certa intensità, inizia a vibrare producendo un campo magnetico, un campo che acquisisce una certa permanenza nel tempo assumendo una certa geometria.
Intensità, vibrazione, campo magnetico e forma geometrica: non bisogna farsi sfuggire questa prima serie di associazioni con cui Baricco fissa i presupposti del suo discorso. In questo passaggio iniziale vediamo infatti come la metafora del campo magnetico e della geometria rimandino subito al nesso tra l’energia e la forma.
Inoltre, bisogna notare alcune delle scelte terminologiche di Baricco. Parlare delle storie come tessere del reale non può non interrogarci sul tipo di reale a cui sta facendo riferimento Baricco.
Da un punto di vista lacaniano il Reale va distinto dalla realtà, il Reale è ciò scompagina il nostro quadro della realtà.
Il Reale è la pulsazione dell’inconscio che frattura la coesione della rappresentazione cosciente della realtà.
Il Reale della psicoanalisi lacaniana è ciò che non si lascia insabbiare da nessun romanzo familiare e si configura piuttosto come l’intensità pulsionale che resiste ad ogni forma di rappresentazione.
Eppure, il Reale non è estraneo all’ordine del linguaggio, può verificarsi infatti la possibilità che il Reale lasci una traccia significante, una traccia che rappresenta la commemorazione di un’intensità vissuta, un’intensità che diventa significante ma che ancora non è stata saturata dalla dimensione del significato.
Quando Baricco ci sta indicando “il lampo di uno sguardo illeggibile in metropolitana” per farci intendere cos’è una tessera del reale, credo che – non senza saperlo – si stia riferendo alla pulsazione del Reale dell’inconscio, quella pulsazione che è durata il tempo sufficiente per lasciare una traccia. E si tratta della prima traccia da cui prende forma ogni eventuale concatenazione di significanti.
La storia non è una fabula da intendere come una sequenza di significanti che si concatenano in modo diacronico. La storia è piuttosto un primo significante che ha una intensità a partire da cui si irradia, eventualmente, una fabula.
Secondo Baricco la storia va intesa come un momento aurorale – un momento misterioso che può verificarsi in un lampo o che può richiedere un’incubazione prolungata – che irrompe nel quadro della realtà e si staglia su uno sfondo bianco assumendo una fisionomia propria. Questo momento viene definito da Baricco come uno “choc di partenza” e in virtù di questa qualità non possiamo non pensare al fatto che si tratti di un evento traumatico.
Il trauma, infatti, è un evento che squarcia la tela delle nostre rappresentazioni e fa affiorare quel Reale informe e illeggibile che cerchiamo di integrare nelle nostre vite trasformando il trauma nel perno su cui costruire una nuova trama. Ecco perché le storie assomigliano a una sorgente traumatica, a uno choc di partenza che ci mette al lavoro per narrarne il mistero.
Per qualche spunto in più si veda questo video su psicoanalisi, scrittura e autobiografia.
- L'intervallo della vita. Il Reale della clinica psicoanalitica e fenomenologica (2020)
- Autobiografie dell'inconscio. Psicoanalisi, scrittura e trasformazione (2022)