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L’insight è l’illuminazione di qualcosa di invisibile a partire dall’analisi di ciò che è visibile.

Creatività, insight e supervisione

Il momento dell’insight non esaurisce la complessità del processo creativo, sebbene venga spesso considerato come l’aspetto più rappresentativo della creatività.

Sicuramente in questa credenza c’è una verità perché l’insight, o l’illuminazione, è un’esperienza che mostra l’indipendenza di una parte della mente dal volere dell’Io. Quindi nel momento in cui compare un’idea che sorge al di là della volontà dell’Io cosciente, quell’idea sembra farsi presente come il dono di un aldilà inaccessibile all’Io.

L’insight, l’illuminazione o l’ispirazione sembrano connettere la psiche con il mistero che la supera e la abita. Tuttavia, l’insight, nelle sue sembianze di momento magico o sacro, non basta per mettere in moto la vera creatività. Proviamo a esplorare questa dinamica considerando il lavoro di supervisione che può essere svolto con un’équipe di un’istituzione terapeutica.

Chiarificare attraverso la narrazione

In una supervisione prima che arrivi l’insight è necessaria una fase di approfondimento e chiarificazione dei fatti e degli argomenti che caratterizzano la questione clinica da affrontare.

Questa fase di ricerca contempla una raccolta di informazioni e la chiarificazione del contesto relazionale in cui si è presentato un determinato problema. Nella supervisione l’équipe può iniziare a esporre una questione che intende affrontare partendo dalla narrazione della storia del paziente e dalla narrazione del percorso di cura che il paziente ha intrapreso nell’ambito dell’istituzione terapeutica che lo ha accolto.

Già in questa fase possiamo rintracciare la dialettica tra la raccolta di informazioni che sono già note e la possibilità di risignificare queste stesse informazioni in modo nuovo.

Se nella narrazione degli eventi gli operatori dell’équipe assumono un atteggiamento che è genuinamente rivolto alla scoperta della verità del problema che intendono affrontare e risolvere, allora la narrazione non assomiglierà alla mera ripetizione di un sapere già saputo ma sarà l’occasione per costruire un nuovo punto di vista su ciò che sembrava identico a sé stesso.

La fase di chiarificazione che caratterizza il processo creativo che viene sostenuto dal lavoro di supervisione consiste quindi in un’occasione per ristabilire la non coincidenza tra ciò che si sa di un caso clinico e ciò che si può ancora scoprire.

Durante la chiarificazione non si tratta di svolgere un lavoro compilativo come se si andasse in biblioteca e si raccogliessero le informazioni relative a un argomento da sviluppare in una tesi di laurea, la chiarificazione che viene svolta in supervisione è una narrazione che intende divaricare lo iato che separa ciò che si credeva di sapere e ciò che può essere ancora visto in una situazione che in apparenza sembra ripetersi uguale a sé stessa. Nella chiarificazione viene ricreato uno spazio insaturo tra la narrazione degli eventi e la verità che quegli eventi provano a rappresentare.

 

Insight, abduzione e sintonizzazione

Il momento dell’insight presuppone un lavoro di chiarificazione che crea le basi per formulare delle ipotesi sulle cause della questione clinica che affiora nella presentazione di un caso. Durante la supervisione la formulazione delle ipotesi riguarda diversi aspetti di una storia clinica e coinvolge gli operatori dell’équipe su diversi livelli di analisi.

L’insight si verifica nel momento in cui la formulazione di una ipotesi riesce a generare una nuova visione del problema, una nuova visione che permette di scorgere nella narrazione degli eventi una sorta di sceneggiatura implicita che fino a quel momento non era immediatamente evidente.

L’insight illumina gli elementi che nella storia di un caso clinico costituiscono i perni su cui quella storia si regge.

Nel lavoro di supervisione l’insight scaturisce dall’individuazione degli elementi significativi e dall’individuazione del filo conduttore che li collega. Partendo quindi dalla narrazione vengono selezionati alcuni elementi che si configurano come gli aspetti che definiscono la particolare struttura soggettiva del paziente. Su questo piano l’insight scaturisce dalla possibilità di riconoscere ciò che sulla superficie dei fenomeni clinici rivela la struttura profonda che sovradetermina la manifestazione di quei fenomeni.

L’insight è quindi un’illuminazione che cambia l’ascolto della storia clinica del paziente.

Attraverso l’insight è possibile dare rilevanza ad alcuni aspetti che prima non venivano notati o che comunque non sembravano svolgere la stessa funzione nella comprensione della specificità del caso clinico.

La dimensione creativa presente nell’insight può realizzarsi grazie un lavoro preliminare di chiarificazione ed è solo a partire da questo lavoro preliminare che può poi realizzarsi quel salto logico che conduce a una nuova visione. Ecco cos’è la supervisione: è il lavoro in cui insieme all’équipe viene generata una nuova visione. E la logica che si segue per compiere questo salto verso una nuova visione è quella dell’abduzione.

Nella genesi dell’insight non procediamo infatti secondo la logica dell’induzione, dove passiamo dal particolare all’universale, né attraverso la deduzione, in cui ci muoviamo dall’universale verso il particolare. L’insight scaturisce dall’abduzione che consiste nella possibilità di generare un nuovo senso in grado di cogliere la singolarità di una situazione clinica o di una condizione soggettiva. La singolarità indica la specificità assoluta di un caso clinico, ciò che rende incomparabile quel caso rispetto a tutti gli altri. Absoluto: sciolto da ogni legame.

Per arrivare all’insight si parte quindi dalla conoscenza approfondita degli elementi di un caso e poi occorre compiere un salto logico (un salto abduttivo) in cui colleghiamo i fenomeni in un modo nuovo che consente di cogliere le strutture profonde da cui dipende la manifestazione dei fenomeni osservati.

L’insight è l’illuminazione di qualcosa di invisibile a partire dall’analisi di ciò che è visibile.

Ecco la ragione per cui l’insight assume spesso le caratteristiche di un momento di rivelazione. La struttura che sovradetermina la manifestazione dei fenomeni infatti non la vediamo mai, la possiamo cogliere per abduzione. Con l’abduzione andiamo oltre la narrazione e l’osservazione, superiamo il visibile e ci inoltriamo nella comprensione della trama invisibile che genera i fenomeni visibili. È il ragionamento che segue la logica dell’abduzione che genera la super-visione.

Viene da chiedersi se basta la logica dell’abduzione per generare la supervisione oppure se sia necessaria qualche altra condizione preliminare oltre al lavoro di chiarificazione. Nell’ambito della supervisione clinica è evidente che non basta seguire il paradigma indiziario che caratterizza tanto le indagini scientifiche quanto quelle poliziesche.

Il salto logico che ci conduce oltre la narrazione richiede anche una sintonizzazione emotiva con la storia clinica del paziente.

L’abduzione, perlomeno nella supervisione clinica, può avvenire se l’équipe si sintonizza emotivamente con il racconto della storia del paziente – la storia di vita del paziente e la storia del paziente nel suo percorso terapeutico. L’insight che apre alla super-visione non è il frutto di un mero ragionamento logico che prova a connettere elementi diversi che fino a un attimo prima apparivano scollegati. L’insight è un momento creativo perché richiede l’intera partecipazione dell’équipe, una partecipazione che deve essere permeata innanzitutto dal desiderio di cura che anima il lavoro d’équipe.

  

Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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