Acting out, inibizione, passaggio all’atto e agito perverso
Da punto di vista clinico il piano dell’agire sembra discostarsi radicalmente dal piano del dire, che invece viene privilegiato da tutti gli approcci terapeutici che puntano sulla dimensione trasformativa della parola.
L’agire del paziente non va però immediatamente ricondotto al surclassamento del piano del dire. In alcune situazioni lo stesso agire può essere interpretato come un dire, come un’enunciazione che il soggetto non riesce a manifestare se non attraverso alcuni agiti che assumono quindi la valenza di un messaggio.
Indice
Acting e messaggio
Gli agiti possono essere compiuti fuori dalla stanza d’analisi (acting out) oppure anche nella stessa stanza d’analisi (acting in), ciò che comunque risulta centrale in entrambi i casi è il fatto che si tratta di una “messa in atto” che è “out” dalla dialettica significante del Simbolico.
Sarà allora compito del lavoro analitico riconoscere la valenza significante della messa in atto, riportandola così nell’ambito del registro Simbolico.Desiderio e inibizione dell'atto
La questione della messa in atto può essere considerata anche in un altro modo, ponendo cioè la dimensione dell’atto come una manifestazione singolare del desiderio del soggetto.
Nella pratica clinica possiamo ritrovare dei fenomeni che mostrano l’inibizione dell’atto configurandosi quindi come l’inibizione di una scelta soggettiva causata dal desiderio del soggetto. L’inibizione dell’atto che ritroviamo in modo eminente nella clinica della nevrosi esprime dunque l’esitazione del soggetto a inoltrarsi nel campo del suo desiderio singolare.
Nell’inibizione dell’atto il soggetto nevrotico rinuncia a perseguire la chiamata del suo desiderio singolare e preferisce rimanere ormeggiato sulle rive del desiderio dell’Altro.
Per il nevrotico la riduzione del proprio desiderio sotto l’egida del desiderio dell’Altro è un modo per evitare la vibrazione e il transito dell’atto del desiderio.
Per qualche spunto in più guarda questo video su conflitto, scelta del desiderio e responsabilità.
Atto senza soggetto
Il passaggio all’atto, che ritroviamo in maniera prevalente nella clinica della psicosi ma che possiamo riscontrare anche in alcuni frangenti della cura delle nevrosi, esprime un taglio radicale del soggetto con la dimensione della dialettica intersoggettiva.
Il passaggio all’atto è dunque un fenomeno clinico che non assume alcuna valenza metaforica e non è rivolto all’Altro.
Il passaggio all’atto abolisce ogni riferimento al registro Simbolico della relazione con l’Altro intervenendo direttamente nel registro del Reale.
Un passaggio all’atto è una separazione da ogni trama simbolica che nella psicosi può assumere una duplice valenza.
Il passaggio all’atto è sicuramente un agire direttamente nel Reale ciò che è stato forcluso dal Simbolico, però questo fuori-uscire dalla scena-discorso governata dal Simbolico può rappresentare anche un estremo tentativo di separazione con cui il soggetto prova ad emanciparsi dal destino infausto di scarto che gli era stato assegnato dalla sua non-iscrizione nel Simbolico.
Per qualche spunto in più si veda anche questo video su complesso di Edipo e forclusione del Nome del Padre.
Agito e perversione
Per comprendere l’atto nella perversione possiamo considerare il caso freudiano della giovane omosessuale che Lacan riprende nel Seminario IV contrapponendolo a un altro caso freudiano, quello di Dora.
Nel caso di Dora Freud discute per la prima volta del transfert e dell’agire nella cura psicoanalitica.
Il transfert, inteso come ripetizione, viene considerato come il più grave ostacolo per l’avanzamento della cura psicoanalitica, allo stesso tempo però il transfert può diventare il miglior alleato per il proseguimento della cura “se si riesce a intuirlo e a tradurne il senso al malato”. In tal modo il transfert da mera manifestazione della ripetizione può configurarsi come l’occasione più propizia per una trasformazione della ripetizione (cfr. Freud, Opere, vol. 4, pp. 398 e sg.).
Per qualche spunto in più guarda anche questo video sul transfert come soggetto supposto sapere e come pulsazione dell'inconscio.
Lacan pone la differenza tra la rivendicazione isterica che ritroviamo nel caso di Dora e la perversione che “si esprime tra le righe” nel caso della giovane omosessuale.
Sebbene i due casi clinici si corrispondano “in modo rigoroso”, Lacan sottolinea che il caso di Dora si organizza rispetto al caso della giovane omosessuale nella forma del positivo rispetto al negativo.
Lacan dice che attraverso la comparazione di questi due casi troviamo un’illustrazione esemplare della formula di Freud che la perversione è il negativo della nevrosi.
A questo proposito Lacan mette in luce il funzionamento metaforico della rivendicazione di Dora, mentre sottolinea la deriva metonimica dell’agito che la giovane omosessuale compie gettandosi da un piccolo ponte della ferrovia.
Per qualche spunto in più guarda questo video su metafora e metonimia.
Sia Dora che la giovane omosessuale hanno una questione aperta con il padre, con il mancato dono d’amore del padre, la giovane omosessuale però va al di là dell’appello rivolto all’Altro – che invece ritroviamo nella dimensione metaforica del sintomo di Dora - e scivola verso un comportamento che assume una funzione meramente dimostrativa verso il padre.
Il lato perverso dell’atto di gettarsi dal ponte per la giovane omosessuale scaturisce dal non volerne sapere più niente di ciò che le manca e che avrebbe potuto ricevere dal padre.
Il gettarsi dal ponte è anche un atto dimostrativo che non assolve più alla funzione dell’appello all’Altro e mira piuttosto a voler far emergere l’angoscia dell’Altro.
Quindi Dora esprime un appello all’Altro che rivela la sua mancanza, mentre la giovane omosessuale rinuncia ad ogni appello e quindi a fare i conti con la sua mancanza e ad agire puntando a far sorgere l’angoscia nell’Altro. È questa la cifra perversa del gesto della giovane omosessuale e che illustra la particolarità di ogni atto perverso.
Per qualche spunto in più guarda questo video sulle trappole del narcisismo in amore.
Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
- Tradurre dal silenzio. La psicoanalisi come esperienza assoluta (2018)
- Educare alla relazione. Amore, affetti, sessualità (2021)