La testimonianza del desiderio ci permette di capire dall’interno lo stile di Recalcati perché sovverte anche il discorso dell’intellettuale.
Il lavoro intellettuale permette di decifrare quello che succede, ma fino a questo livello si tratta di un’attività che interpreta e mette in discussione i “significanti padroni” che sono a lavoro nel luogo dell’Altro.
La scrittura dell’esperienza clinica tocca il rapporto tra oralità e scrittura, ma anche quello tra esperienza e linguaggio.
La scrittura dell’esperienza clinica non riguarda solo la scrittura del caso clinico, ma tocca tutte quelle pratiche che contornano il lavoro quotidiano di tanti operatori che si muovono nell’ambito di servizi e istituzioni dedicate alla cura psichica.
L’interpretazione deve configurarsi più come un taglio che come un’interpunzione. Il taglio interpretativo si muove in direzione opposta alla proliferazione semantica dell’inconscio.
Nell’interpretazione come taglio il soggetto viene riportato non al rimando dei significanti ma all’opacità asemantica del suo godimento.
All’inizio del libro Il mistero delle cose Christopher Bollas dedica un capitolo alle origini dell’alleanza terapeutica e si chiede su quale base possa avvenire l’affidamento del paziente alla situazione analitica.
Nella prima fase dell’insegnamento di Lacan la parola piena si configura come un'occasione per ricongiungersi con la tensione inconscia che muove verso l'Altro. In questa prospettiva Lacan è ancora fiducioso nella capacità rappresentativa del linguaggio e nella dimensione dialettica del riconoscimento.
Il pensiero clinico di Massimo Recalcati risulta fondamentale per comprendere l'anoressia-bulimia e gli altri nuovi sintomi che rientrano nella clinica del vuoto.
Nella dinamica transferale l'analista può collocarsi, o essere collacato dal paziente, nella posizione dell'Altro della domanda. Ciò vuol dire che sulla figura dell'analista vengono proiettate quelle richieste che erano state originariamente rivolte al primo grande Altro con cui il soggetto è entrato in relazione in un'epoca precoce del suo sviluppo.
Nella psicoanalisi lacaniana la seduta a tempo variabile è un modo per far entrare in risonanza la durata della seduta con il movimento discontinuo e inatteso dell’inconscio.
Se ci facciamo attraversare dalla vibrazione del desiderio allora possiamo aprirci a un nuovo modo di vivere le relazioni. Molte volte però tra noi e gli altri mettiamo un filtro che prova ad attutire le perturbazioni del desiderio.
La formazione analitica consiste non solo nella trasmissione e acquisizione di una conoscenza teorica ma soprattutto nella possibilità di soggettivare ciò che si conosce a livello teorico.
Possiamo dire che i soggetti nevrotici si rifugiano nel proprio Io perché si difendono dall’esperienza dell’inconscio e non vogliono assumersi la responsabilità del proprio desiderio.
La rettifica soggettiva non è semplicemente un cambio di direzione o una svolta nel proprio percorso. La rettifica di cui parla Lacan è un'esperienza in cui il soggetto incontra la sua divisione soggettiva.
Nella vita di una persona l’esperienza del Reale non si lascia insabbiare in nessun romanzo familiare, il Reale rimane sempre come un detrito mnestico e corporeo che nessuna elaborazione simbolica può corrodere fino in fondo.
I concetti di alienazione e separazione sono il risultato del ricorso di Lacan alla logica degli insiemi – rispettivamente alle operazioni di «unione» e «intersezione» – al fine di articolare il soggetto, l’Altro e l’oggetto a.
L’opera d’arte mette in risalto la sublimazione come atto singolare capace di trasformare il Reale. L’atto creativo tocca il Reale in quanto si configura come ciò che non può tornare allo stato potenziale.
Tredici frammenti dal libro Ti amo, ti odio, ti ignoro. Le passioni nella clinica psicoanalitica scritto da Mariela Castrillejo:
Nell'insegnamento di Jacques Lacan alienazione e separazione sono due concetti fondamentali che indicano i due tempi logici in cui avviene la costituzione del soggetto in relazione all’Altro.
Nel discorso dell’università troviamo il sapere (S2) in posizione dominante e l’oggetto a che rappresenta la singolarità del plusgodere viene collocato nel luogo dell’Altro. In questo discorso possiamo osservare un movimento che intende installare il singolare in una posizione universale.
Il tema del Seminario IV di Lacan è la relazione oggettuale e le strutture freudiane. Lacan arriva ad occuparsi della relazione d’oggetto dopo un percorso in cui ha trattato gli elementi della condotta tecnica della cura, nel Seminario I, concentrandosi soprattutto sulla nozione di transfert e di resistenza.
La lettura del colloquio clinico secondo l’orientamento psicoanalitico lacaniano va intesa come la pratica di un testo significante.
Il codice identificativo e la tessera inconscia della scimmiottatura sono il rifiuto e la proiezione sugli altri di alcuni aspetti di sé. La scimmiottatura è una forma di difesa dall’identificazione con un altro che non si approva e da cui si è tuttavia attratti.
L'Altro e l'Uno sono i due versanti dell'inconscio lacaniano perché esprimono la dimensione del significante e quella del godimento assoluto. In altri termini, potremmo dire che l'Altro e l'Uno sono due metafore concettuali per pensare alla dimensione del Simbolico e a quella del Reale.
Nel suo discorso il soggetto isterico si sente escluso dal luogo dell'Altro. La posizione isterica si configura infatti come un'eccezione rispetto a ogni presa simbolica dell'Altro.
Nell'ultimo insegnamento di Lacan il rapporto tra il Simbolico e il Reale viene concettualizzato attraverso la distinzione tra significante e lettera.
Nella cura psicoanalitica il transfert segna l'inizio di un viaggio alla scoperta della propria verità. E si tratta di una verità che viene ricostruita ripercorrendo la propria storia.
Le diagnosi sono storie, storie che intrecciano ripetizione e cambiamento. Esiste un aspetto stabile della struttura del soggetto, ma la struttura non dice l'ultima parola né sul destino del soggetto né sulla verità che attraversa la sua vita.
L’atto della testimonianza riguarda qualcosa di intestimoniabile perché c’è quel vuoto centrale che viviamo in esilio da ogni identificazione.
In ambito lacaniano c’è un ritornello che dice che nella clinica dei nuovi sintomi dobbiamo far passare il soggetto che chiede una cura “dalla domanda di trattamento al trattamento della domanda”.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.