Dietro il luccichio che contorna il gioco d'azzardo c'è uno sfondo nero che annienta ogni possibilità di ritrovare sé stessi.
I discorsi pubblicitari dei brand che accompagnano la nostra vita provano a sedurci con quelle stesse luci che sembrano prometterci una vita finalmente soddisfatta. Il consumismo va a braccetto con l'azzardo perché fa balenare la possibilità di una pienezza che in realtà non arriverà mai.
Ci sono tre stadi nel gioco d'azzardo patologico. I pazienti, quando ormai la loro vita è quasi distrutta, ci raccontano che all'inizio giocavano per vincere. A un certo punto però la loro compulsione è diventata più forte e si è sganciata persino dall'aspettativa di vincere.
In questo breve spunto propongo una rapida panoramica sulle teorie di Kohut, Kernberg, Stern, Mitchell e Lyons-Ruth. Nell’approccio teorico di questi autori la relazione con l’Altro risulta fondamentale per poter comprendere gli inciampi psicopatologici che possono compromettere la costituzione del Sé.
Il libro a sinistra è un'interessante introduzione ai processi neurocognitivi sottesi alla nostra esperienza della lettura.
L’atto della testimonianza riguarda qualcosa di intestimoniabile perché c’è quel vuoto centrale che viviamo in esilio da ogni identificazione.
Nel tempo dell’eterno presente caratteristico dei social, che ha radicalmente riformulato la nostra dimensione relazionale, sembra che occorra ripensare anche l’insegnamento.
Nel modello relazionale-simbolico sviluppato dalla scuola di Scabini e Cigoli troviamo due vertici di osservazione esplorare ogni programma di educazione sessuale che non sia semplicemente un’ortopedia del comportamento sessuale ma un’apertura sulla relazione affettiva e sessuale.
Quando si invecchia bisogna fare i conti con le identificazioni che hanno guidato l’intero percorso di una vita, bisogna lasciarle e scoprire che “la verità del mattino diventa l’errore della sera” [Jung C.G. (1930), “Gli stadi della vita”, in Opere, vol. VI, Bollati Boringhieri, Torino 1976, p. 478].
Nel suo modello dell’interazione bipersonale Joseph Sandler sostiene che nei rapporti quotidiani il comportamento di una persona possa suscitare nella mente dell’Altro particolari rappresentazioni di ruolo.
Con il termine realtà psichica (Realität) non si intende semplicemente l’oggetto di studio della psicologia, ma si sottolinea ciò che l’uomo esperisce come «una particolare forma di esistenza che non deve essere confusa con la realtà materiale (Wirklichkeit)» [ S. Freud (1899), L’interpretazione dei sogni, in Opere, vol. 3, Bollati Boringhieri, Torino 1967, p. 564].
I filosofi della mente indicano con il concetto di posizione intenzionale la facoltà di attribuire credenze, aspettative e motivazioni a sé stessi e agli altri. L’acquisizione di una teoria della mente (mentalizzazione), secondo gli psicologi dello sviluppo, avviene intorno al secondo-terzo anno di vita, richiedendo al bambino la consapevolezza di sé, la capacità di far finta (ben evidenziata nel gioco) e la capacità di distinguere la realtà materiale da quella psichica.
Continua in questo spunto la riflessione sulla costituzione del soggetto e la relazione con l’Altro. Attraverso una panoramica sul pensiero di Winnicott, Balint e Modell vediamo ribadita la centralità dell’Altro per la nascita di un soggetto capace di autenticità e desiderio.
La psicoanalisi lacaniana è una delle terapie psicodinamiche. Nella prospettiva psicoanalitica il sintomo è innanzitutto il frutto di una storia. I sintomi non sono disturbi da aggiustare o da eliminare, sono semmai degli indicatori preziosi per scoprire la dimensione più intima e soggettiva dei pazienti.
In ambito lacaniano c’è un ritornello che dice che nella clinica dei nuovi sintomi dobbiamo far passare il soggetto che chiede una cura “dalla domanda di trattamento al trattamento della domanda”.
Il tratto intellettuale di Recalcati è un movimento che va dalla teoria alla pratica, ma in un senso più ampio rispetto a quello terapeutico perché si tratta di un passaggio che va dal pensiero clinico all’impegno civile.
La terapia dal vivo può realizzarsi anche online in modo da continuare ad essere “onlife”. La questione che si pone riguarda la dimensione vivente dell’incontro tra due persone in una stanza: il “vivo” della terapia dal vivo continua a riproporsi anche se le due persone si incontrano rimanendo ciascuna nella propria stanza?
La psicoanalisi è pratica e lo stile è il metodo in movimento. Ero partito da queste due affermazioni quando avevo iniziato a scrivere il libro Teoria e tecnica della psicoanalisi lacaniana (2016) dove mi sono anche divertito a comporre l'indice con altre brevi frasi che lette una dopo l'altra raccontano i principi della cura psicoanalitica lacaniana.
Metodica di valutazione neuropsicologica in età evolutiva (MPSI/02)
Corso base di Psicopatologia Fenomenologica
Lezione su "Il mondo dei pazienti con disturbo del comportamento alimentare"
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La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.