Open to meraviglia, la campagna di promozione del turismo in Italia non è convincente perché ci propone un’esperienza senza inconscio.
Nel libro Vitam instituere. Genealogia dell’istituzione Roberto Esposito ci fa entrare, secondo una prospettiva filosofica, nel vivo di quella pulsazione inconscia che anima tanto i processi di cura quanto le dinamiche gruppali del lavoro in istituzione.
Il concetto di atto analitico è fondamentale per intendere il cambiamento che avviene alla fine di un’analisi.
Il Nome-del-Padre e il fallo sono due concetti che nell'insegnamento di Lacan indicano la funzione metaforica del linguaggio. Il Nome del Padre e il fallo rientrano in quella serie di concetti che Lacan aveva elaborato per render conto del rapporto tra il significante e il significato.
La forclusione del Nome del Padre è il concetto inventato da Jacques Lacan per indicare il nucleo psicopatologico della psicosi. La psicosi insieme alla nevrosi e alla perversione è una delle tre strutture soggettive. Per concepire la struttura psicotica Lacan ci propone l'esempio di uno sgabello a tre piedi.
Nell’insegnamento di Lacan il discorso è una struttura di elementi che prova a tenere insieme la dimensione del significante e quella del godimento, ossia la parte della nostra vita che riesce a essere rappresentata e condivisa e quella invece che ci rimane appiccicata addosso come un vissuto sensoriale ed emotivo che risulterà sempre intraducibile.
La forclusione del Nome del Padre è il meccanismo psicopatologico che spiega il mancato accesso del soggetto psicotico a una significazione condivisa. Nell'insegnamento di Lacan la forclusione del Nome del Padre indica un'alterazione del rapporto tra il soggetto e il linguaggio.
In un percorso psicoanalitico il soggetto sembra muoversi sul crinale tra significante e significato, perlomeno fino a quando non inciamperà nell'esperienza del Reale.
L'angoscia si presenta sempre quando ci troviamo di fronte all'enigmaticità del desiderio dell'Altro. L'angoscia ci destabilizza perché non abbiamo punti di riferimento per interpretare cosa l'Altro vuole da noi.
René Spitz è stato uno psicoanalista post-freudiano che ha osservato a lungo i condizionamenti della relazione precoce tra madre e bambino.
Nel disturbo borderline di personalità il soggetto si trova sospeso tra l'incapacità a dare significato alle intenzioni dell'Altro e l'impossibilità a mettersi in gioco autenticamente in un progetto esistentivo.
Isteria e nevrosi ossessiva possono essere concettualizzate come due declinazioni diverse della struttura nevrotica, ciò non vuol dire però che siano due linguaggi differenti o due codici contrapposti. Si tratta piuttosto di una torsione che viene impressa alla stessa struttura di linguaggio.
L’isterica cerca il suo desiderio nel desiderio dell’Altro, ossia nel desiderio che suppone all’Altro in quanto tale. L’ossessivo invece entra nel circuito del desiderio evitando l’alterità a cui apre la domanda d’amore.
Essere figli è la condizione degli esseri umani, nessuno di noi può evitare di essere figlio, ossia nessuno di noi è padrone delle proprie origini. La vita del figlio prende origine dall’Altro.
Il complesso di Edipo segna una tappa fondamentale nello sviluppo psichico e relazionale dell'essere umano. Il complesso di Edipo per Freud e Lacan è un passaggio simbolico che fonda la dimensione desiderante del soggetto. Nel complesso di Edipo Lacan distingue “tre tempi”, ossia tre scansioni logiche.
Una volta in un’intervista mi è capitato di dire che l’analista non va posto sullo stesso asse relazionale che lega un soggetto al padre. Certamente in una fase iniziale della cura l’analista assume le sembianze di una figura paterna, ma più si va avanti nella cura e più l’analista presentifica quella dimensione non metabolizzabile da nessuna metafora paterna.
Quando penso all’esperienza che può essere generata nella terapia online mi viene in mente l’obiettivo trasversale alle diverse forme di incontro terapeutico: far emergere l’avvenire dell’inconscio.
Come ci insegnano Di Petta e Tittarelli, la zona di scambio che ci permette di comprendere il passaggio dall’esperienza tossicomanica all’esperienza psicotica è costituita dall’esperienza dello stato crepuscolare della coscienza.
La prospettiva terapeutica che viene proposta da Di Petta e Tittarelli può essere sintetizzata da una citazione: “la vita si accosta solo con la vita” (Le psicosi sintetiche, 2016, p. 35).
Un’altra annotazione sul contributo della psicopatologia fenomenologica italiana alle psicosi indotte da sostanze riguarda la metodologia della ricerca che è stata seguita per isolare e trasmettere le caratteristiche essenziali delle psicosi sintetiche.
La questione che si pone per una pratica interpretativa che abbia come focus il Reale riguarda il seguente quesito: come deve essere la modalità di interpretazione che voglia sintonizzarsi con la pulsazione dell’inconscio?
Nel loro percorso clinico e di ricerca Gilberto Di Petta e Danilo Tittarelli hanno saputo trovare spunto e sostegno nei lavori di alcuni dei più originali esponenti della psicopatologia fenomenologica italiana. Per tale ragione hanno scelto di dischiudere le porte di un mondo culturale e clinico che attraversa la storia del Novecento.
La teoria della testimonianza di Massimo Recalcati ha segnato un cambio di paradigma nella psicoanalisi lacaniana perché ha riportato l’attenzione sul Padre-soggetto prima ancora che sul Padre-significante.
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La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.